Mercoledì 24 aprile
2013
“E’ primaveraaa…, svegliatevi
bambineee…”, recitava una vecchia canzone! Ed in effetti, è ora di
rimettersi in movimento, ci siam detti, ovvero di organizzare la
prima vera uscita dell’anno. Quindi, dopo aver valutato varie
opzioni, abbiamo deciso per una breve vacanza relax(?) sul Lago di
Garda, poco impegnativa(?) sia in termini di impiego risorse fisiche
che economiche. E poi, di questi tempi, meglio spendere in Italia,
contribuendo così alla crescita economica del Paese.
Alle 07,30 di mercoledì 24 aprile siamo partiti alla volta di
Riva del Garda, dove abbiamo prenotato un minialloggio in un
villaggio turistico alla periferia Nord del centro abitato, con
trattamento di mezza pensione. Prima delle 11,00 eravamo già in
loco.
Espletate le formalità di check-in, abbiamo preso possesso
dell’alloggio e, disfatte velocemente le nostre piccole valige,
siamo subito partiti, pronti per esplorare il territorio. Il tempo
era splendido: un bellissimo sole, cielo terso e temperatura molto
gradevole. In linea di massima, avevamo già elaborato un programma;
nel primo giorno, esso prevedeva la visita della Grotta Cascata del Varone ed un giro nei dintorni, compresa una passeggiata
esplorativa nella stessa Riva del Garda.
Quindi, abbiamo raggiunto il primo sito, distante non più di 5 km.;
un paesaggio bellissimo! Davanti a noi si erigevano imponenti le
prime avanguardie delle vette prealpine. Qua e là, sulle cime più
alte, si scorgeva ancora il candore delle nevi, mentre, dappertutto,
tantissimo verde. Ove il bosco non si era appropriato degli spazi,
vi erano campi coltivati ed ordinati come giardini, soprattutto
uliveti, ma anche alcuni vigneti ed alberi da frutto. Attorno alle
case, piante floreali e prati così folti da sembrare artificiali.
C’è da dire che, nonostante la zona sia a ridosso dell’arco
prealpino, in tutta la regione del Lago di Garda la temperatura
resta mite tutto l’anno e, a quote basse, raramente nevica. Infatti,
in alcune località, non sono rare anche piantagioni di agrumi, come
ad esempio a Limone sul Garda, dove è possibile ammirare
caratteristiche ed antiche limonaie. Peraltro, l’acqua abbonda in
tutta la regione, quindi, la vegetazione è sempre molto rigogliosa,
anche in piena estate.
Raggiunto il parcheggio in prossimità della Grotta Cascata del Varone,
ci siamo alleggeriti un pochino, per via del caldo, ma
provvidenzialmente abbiamo messo in borsa i nostri K-way ed un
ombrello (grazie alle recensioni lette su Internet).
Superato l’ingresso (5,50 €. a persona), siamo stati accolti da un
sottofondo di musica classica diffusa lungo tutto il percorso. Ai
lati, nei terrapieni, ogni terrazzamento era occupato da alberi
d’alto fusto, piante floreali, grasse ed anche esotiche, sotto le
quali vi era il relativo cartellino con tanto di denominazione e
descrizione della specie.
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Dopo una decina di metri,
siamo giunti in una piazzetta, sulla cui sinistra vi era una
piccola cascata, mentre sul lato opposto c’era una fontana
ornamentale con una madonnina. Proseguendo, dopo aver
indossato i K-way, ci siamo infilati in un antro, una grande
fessura creatasi nella roccia. Il sentiero proseguiva con
fare sinuoso appoggiato sulla parete sinistra, ora protetto
da inferriata. Più sotto, a pochi metri sotto di noi,
scorrevano le acqua che da lì in avanti avrebbero dato vita
al torrente Varone. |
Grotta Cascata del
Varone |
Intanto, mentre alcuni fari illuminavano l’ambiente, che
ormai non era più raggiunto dalla luce naturale, il tasso di
umidità si faceva sempre più elevato, le pareti gocciolavano
ed il fragore delle acque che si infrangevano sulla roccia
si faceva sempre più forte. Quando abbiamo guardato in alto, per
individuare l’origine di tanto fragore, siamo rimasti a bocca
aperta. Una gran quantità di acqua veniva giù vertiginosamente,
tuffandosi in quella grande fessura, una grotta verticale che in
alcuni punti poteva raggiungere una larghezza di non più di una
decina di metri. L’acqua, precipitando da un’altezza di circa 90
metri sopra di noi, sfiorando le pareti della grotta, si infrangeva
violentemente e spaventosamente sul fondo, una decina di metri sotto
il nostro punto di osservazione, creando un fragore che qui
diventava assordante. Inoltre, il terrazzino panoramico era
raggiunto da una nebulizzazione così intensa da risultare
insufficienti sia i K-way che l’ombrello, che comunque, c’è da dire,
sono davvero necessari. Strepitoso, spettacolare!
Peraltro, scattare delle foto in quelle circostanze non è stato così
semplice; ero molto preoccupato per l’incolumità della fotocamera.
Nonostante il K-Way e l’ombrello, sentivamo l’umidità filtrare sotto
i nostri indumenti.
Riguadagnato l’uscio della grotta, ci siamo soffermati un attimo al
sole per riprenderci, quindi abbiamo imboccato il sentiero che,
salendo, conduce ad un secondo punto di osservazione.
Qui ci attendeva un
tunnel. Entrati, dopo aver percorso una decina di metri, ci
siamo ritrovati dinanzi ad un bivio. Entrambi i corridoi
terminavano poco più avanti, da dove, da due terrazzini
protetti da inferriata, era possibile ammirare la grotta da
un punto di osservazione intermedio. Qui eravamo a circa 40
metri dal fondo ed a circa 60 metri dalla sommità, punto in
cui le acque del torrente Magrone sembrava venissero
risucchiate nella grotta. Anche qui, un gran fragore, vento
ed una forte nebulizzazione. |
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Grotta Cascata del
Varone |
Tornati fuori, abbiamo ammirato il
bellissimo panorama, l'intera valle percorsa dal Torrente Varone,
prima di confluire nel grande Lago di Garda, il verde, il cielo
azzurro, respirando a pieni polmoni aria purissima.
E respirando, il nostro olfatto ha percepito un accattivante profumo
di pesce alla griglia, proveniente da un vicino ristorante, che ci
ha resi incapaci di opporci ai nostri istinti. Ci siamo lasciati
guidare dal “naso”, ritrovandoci seduti a tavola! Poco dopo,
un’ottima trota salmonata grigliata e spinaci saltati in padella
placavano il nostro appetito.
Dopo pranzo, siamo tornati a Riva del Garda, dove abbiamo
fatto una bella e lunga passeggiata. Nella mattinata c’era stato il
mercato cittadino, quindi c’erano ancora gli ultimi commercianti che
si apprestavano a rimuovere i loro banchi, mentre gli operatori
ecologici ripulivano tutta l’area. Siamo giunti nella zona del
porto, percorrendo l’elegante Via Fiume, superando l’antica Porta
San Marco, quindi entrando in Piazza Cavour, su cui si affaccia la
barocca Chiesa di Santa Maria dell’Assunta. Infine, abbiamo
raggiunto la Rocca (XII sec.) in Piazza Garibaldi, un grande
edificio fortificato circondato dalle acque del Lago, che oggi
ospita il Museo Civico cittadino. Proseguendo, abbiamo raggiunto il
porto, dove abbiamo preso visione degli orari dei traghetti.
Passeggiando per le adiacenti Piazza Catena e Piazza III Novembre,
abbiamo ammirato importanti edifici, quali il Palazzo Pretorio, con
i suoi portici, il Palazzo Municipale e la Torre Apponale, tutti
risalenti al XIII – XIV sec., nonché altri signorili ed eleganti
edifici ed una statua di San Giovanni Nepomuceno, protettore delle
acque del Lago.
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Tutte le viuzze del centro storico
erano colme di negozi, mentre, soprattutto nelle piazze e sul
lungolago, notavamo la presenza di numerosi hotels, caffè e
ristorantini, che già in questo periodo, di giorno, risultavano
frequentatissimi (non oso pensare la ressa nella stagione estiva!).
La cittadina è davvero graziosa ed ordinata. Le aiuole ed i
prati sono curatissimi e gli edifici tutti ben tenuti.
Passeggiare per le vie del centro storico è davvero
piacevole e rilassante, mentre l’intero panorama che si
osserva guardandosi tutto attorno è strabiliante. |
Riva del Garda - Piazza
Catena |
Da una parte il lago, in tutta la sua lunghezza (oltre
50 km.), mentre ai lati, partendo da sinistra, la montagna, con le
vette del Monte Baldo (oltre 2000 m.), quindi subito a destra il
Monte Oro, molto irto, che sembra incombere sul centro abitato. E su
quest’ultimo non poteva non soffermarsi il nostro sguardo, attratto
dalla presenza di due particolari edifici: il primo ubicato a mezza
costa, il Bastione, simbolo della città, costruito nel XVI sec. a
difesa del centro urbano, distrutto dalle truppe francesi nel 1703,
che ne minarono la struttura centrale rendendolo inutilizzabile.
Esso, ci hanno riferito, sarebbe raggiungibile a piedi in circa 20
minuti, ma noi non abbiamo osato. Il secondo edificio, un eremo, è
ubicato molto più su, tanto da apparire sospeso sulla parete molto
irta del Monte Oro. L’edifico può essere raggiunto solo a piedi, ma
credo siano necessarie qualità atletiche non indifferenti per osare
una simile impresa. Come abbiano fatto a costruire un eremo lassù,
per me resta un mistero! Di sera, dato che entrambi gli edifici
erano illuminati e ben visibili, quando il mio sguardo scrutava la
presenza dell’eremo, consistente in una lucina avvolta dal buio
circostante, istintivamente pensavo ad un aereo ovvero a qualcosa di
luminoso nel cielo. Non riuscivo ad abituarmi all’idea che lassù
potesse esserci un edificio, addirittura un eremo.
Alle 17,00 circa abbiamo deciso di spostarci, quindi di visitare
un’altra cittadina a pochissimi km. da Riva del Garda: Arco.
Giunti in questa cittadina abbiamo subito notato la presenza di
molto verde, di grandi viali alberati.
Per prima cosa, abbiamo
visitato la bellissima Chiesa Evangelica Tedesca della
Trinità, in stile tardo gotico, costruita alla fine del XIX
sec. dalla comunità tedesca che all’epoca viveva in questo
luogo. Qui, tutt’oggi, le funzioni si svolgono solo in
lingua tedesca. Dopodiché, abbiamo ammirato l’imponente
edificio del Casinò Municipale, oggi sede di eventi e
congressi, nelle cui sale, nella seconda metà
dell’ottocento, la nobiltà mitteleuropea, che era solita
frequentare questa cittadina, soprattutto nel periodo
invernale per il suo clima gradevole, soleva ritrovarsi,
partecipare a feste ed a lieti eventi. |
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Chiesa
Evangelica Tedesca
della Trinità |
Quest’edifico, nel 1886, ha ospitato
anche l’imperatrice Sissi.
Attraversando i bellissimi e
lussureggianti giardini pubblici, abbiamo raggiunto il cuore del
centro storico. Una volta giunti in Piazza III Novembre, attorno a
noi abbiamo ammirato la Collegiata dell’Assunta, una chiesa
ricostruita nel 1603, quindi la grande e barocca Fontana di Mosè,
poi il Palazzo Marcabruni-Giuliani ed il Palazzo Municipale. Infine,
di fianco alla Collegiata, il Palazzo Marchetti (o di San Pietro),
risalente al XV sec., che risulta essere uno degli edifici storici
più interessanti di Arco sia per lo stile architettonico sia per le
decorazioni interne ed esterne (molto interessanti e particolari
sono i suoi fumaioli in terracotta visibili sul tetto).
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Ma l’edificio più
particolare è senz’altro il Castello, arroccato su una rupe
che incombe sul sottostante centro abitato e sul fiume Sarca,
silente quanto imponente guardiano di
Arco. Edificato nel XII sec., fu successivamente ampliato fino a diventarne un
villaggio fortificato, che grazie alla sua posizione,
risultava essere difficilmente raggiungibile e poco
vulnerabile. Purtroppo, nel 1703 il complesso fu gravemente
danneggiato dalle cannonate del Vendome, che ne provocarono
il graduale abbandono.
Esso è raggiungibile solo a piedi, ama
anche questa volta noi abbiamo rinunciato all’impresa, optando
invece per una più tranquilla e meno impegnativa passeggiata per via
Segantini, in fondo alla quale scorre il fiume Sarca. Da qui, avendo
campo libero, abbiamo potuto fotografare più liberamente il
Castello.
Intanto, ormai si erano fatte le ore 19,00, quindi abbiamo deciso di
rientrare a Riva del Garda per una doccia e la cena. |
Arco - Il Castello |
Alle 21,30 abbiamo deciso di fare una breve passeggiata nella Riva
by night, ma in centro c’era pochissima gente e gran parte dei
locali erano già chiusi. Quindi, siamo tornati al villaggio e siamo
andati a letto.
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