soprattutto nel
pomeriggio.
Alle 09,00 siamo partiti da Riva del Garda
diretti a Sirmione, che abbiamo raggiunto in poco più di un’ora.
Lungo la strada, le prime avvisaglie di pioggia e l’aria molto
pesante; tanta foschia ed un tasso di umidità altissimo.
Sirmione si sviluppa lungo una stretta lingua di terra, una
penisola, che si estende nel Lago di Garda per 4 km., fungendo da
spartiacque per i golfi di Desenzano, ad Ovest, e di Peschiera del Garda, ad Est. Il centro storico della città è ubicato quasi
all’estremità di questa propaggine e l’accesso in automobile non è
consentito, se non agli autorizzati.
Giunti alle porte del centro storico, in prossimità del Castello
Scaligero, non abbiamo notato alcun cartello indicante le terme.
Peraltro, cercando meglio col navigatore, le terme sembrava fossero
più indietro, prima dell’inizio della penisola. Quindi, per farla
breve, abbiamo perso una mezz’oretta solo per capire dove queste
fossero e per trovare un parcheggio (abbiamo optato per un
parcheggio a pagamento, a circa 500 m. dall’inizio del centro
storico, su Viale Marconi, sulla destra). Le terme, seguendo anche
le indicazioni fornite da un passante, abbiamo scoperto che erano
ubicate in fondo al centro storico, dalla parte opposta
all’ingresso, insomma in una posizione davvero impossibile.
Appena scesi di macchina, ha ricominciato a piovigginare in modo
insistente. Abbiamo preso comunque i nostri zaini, ma anche
l’ombrello, e siamo partiti. Nel caso in cui il tempo fosse
migliorato, saremmo entrati alle terme, altrimenti avremmo fatto un
giro per la cittadina.
Intanto, sotto la pioggia, abbiamo iniziato a girare per le vie del
centro, che nonostante tutto erano affollate di turisti. Abbiamo
ammirato il Castello Scaligero, quindi ci siamo spinti più
all’interno, fino all’antica Chiesa di San Pietro in Mavino, in cui
siamo entrati. Essa, edificata nell’ VIII sec., fu più volte
rimaneggiata in seguito. La sua architettura è a capanna, chiusa in
fondo da tre absidi, due delle quali, quelle laterali, molto più
piccole. All’interno, di rilevante importanza sono alcuni affreschi
risalenti al XII – XVI sec.. Proseguendo, ci siamo finalmente
ritrovati all’ingresso del parco termale di Catullo – Centro
Benessere Acquaria.
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Prima di arrivarci, nessuna indicazione
lungo la strada (questa la ritengo una grave pecca)!
Ci siamo affacciati nella hall del Centro Benessere, ma qui
si respirava con fatica per l’elevato tasso di umidità.
Fuori, si intravedevano le piscine all’aperto, con
idromassaggi e getti d’acqua, ed oltre le piscine, le acque
del Garda. Non era chiaro se all’interno della struttura ci
fossero anche piscine coperte, ma chiaramente, il posto era
reso particolarmente bello per la presenza e la posizione
delle piscine esterne, panoramiche, affacciate come terrazze
sul Lago. |
Sirmione - Terme di
Catullo
Centro Benessere Acquaria |
Ma continuava a piovere! Quindi, a
malincuore, ci siamo allontanati, anche perché, con quelle
condizioni atmosferiche, spendere 27,00 €. a testa per tre
ore di piscina ci sembrava davvero una follia.
Quindi abbiamo proseguito, zaino in spalla, ombrello e
macchina fotografica, verso la Grotta di Catullo,
consistente in un’area archeologica dove un tempo sorgeva
una grande villa romana, ubicata sul promontorio estremo
della penisola di Sirmione.
Fortunatamente ha smesso di piovere. All’ingresso dell’area
archeologica sono stati così gentili da permetterci di
posare i nostri zaini, quindi ci siamo alleggeriti un
pochino. La villa doveva essere davvero imponente e godere
anche di un panorama strepitoso.
Essa, risalente al I sec. d.c., risulta
essere l’esempio più grandioso di villa romana nel Nord
Italia. Gli scavi, iniziati nel 1800, sono tutt’ora in
corso, ma hanno già portato alla luce importanti
testimonianze della presenza romana nel territorio. La
visita è durata un paio d’ore. All’uscita eravamo già
piuttosto stanchi e l’idea di dover tornare a piedi fino al
parcheggio non ci allettava. Ma tale idea, evidentemente,
era condivisa da molti. |
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Sirmione - Grotta di
Catullo |
Infatti, tutti salivano su un trenino-navetta
che per un solo euro conduceva all’ingresso del parco termale. Poco
male; significava, a dir poco, dimezzare la strada di ritorno. E
così ne abbiamo usufruito anche noi.
Intanto, il tempo era migliorato, ma restava sempre minaccioso.
Ormai alle terme ci saremmo andati un’altra volta. Il cruccio delle
terme, insieme a quello di fare un’escursione in bici lungo quel
sentiero sopra accennato a Riva del Garda, costituiranno un duplice
motivo per ritornare in questi luoghi.
Passeggiando per le vie del centro, abbiamo scattato qua e là delle
foto, soprattutto attorno al Castello Scaligero.
Poi abbiamo deciso di riprendere la macchina ed andare a mangiare
qualcosa in una località meno affollata dai turisti.
Lasciata Sirmione, km. dopo km. siamo giunti a Peschiera del Garda.
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Qui, innanzitutto, ci siamo seduti ad un
bar-paninoteca, dove io ho optato per un’abbondante insalata mista,
mentre Paola ha preferito un panino con mozzarella e pomodoro.
Eravamo seduti in Piazza d’Armi, a due passi dallo storico Ospedale
Militare d’Armata, di cui ne osservavamo l’imponente facciata, con
finestre tutte munite di grosse inferriate. L’edificio, fatto
costruire dagli asburgici, noto anche come Caserma XXX Maggio,
successivamente è stato utilizzato anche come carcere militare,
finché non è stato definitivamente dismesso. |
Peschiera del Garda
Caserma XXX Maggio |
Attualmente, seppure esso sia in ottimo stato,
il suo interno non è visitabile.
Il barista ci raccontava che tra gli ultimi detenuti ospitati nel
carcere vi erano quei poliziotti della Uno bianca. Che tristezza!
Dopo pranzo abbiamo iniziato la visita della città che, rispetto
alla vicina Sirmione, appariva evidentemente meno frequentata dai
turisti. Tuttavia, era palese che anche per Peschiera del Garda il turismo
fosse la principale vocazione.
Accanto al bar in cui eravamo seduti, non avevamo notato degli scavi
archeologici, che avevano portato alla luce resti di antichi edifici
di epoca romana.
Continuando, accanto a questi ultimi, vi era la settecentesca Chiesa
di San Martino, che abbiamo ovviamente abbiamo visitato.
Riprendendo la passeggiata, ci sono subito apparse molto
interessanti, per l’estremo valore dello stile architettonico, le
possenti mura di cinta della città, un complesso difensivo edificato
a partire dalla metà del XVI sec., durante la dominazione della
Repubblica di Veneziana. Fanno parte del complesso delle mura, che
sono oggi tra le più complete d’Italia, anche Porta Verona e Porta
Brescia.
Passeggiando all’interno delle mura, la nostra attenzione è stata
attratta da un edificio, denominato la Palazzina Storica, anch’essa
fatta costruire dagli asburgici, allora sede del Comando del
Presidio Militare, all’interno della quale, in alcune sale, è oggi
ubicato il Museo Militare della Palazzina Storica, nella quale sono
custoditi innumerevoli cimeli del Risorgimento e della I Guerra
Mondiale. In questa Palazzina, l’8 novembre del 1917, dopo la
sconfitta di Caporetto, il Re Vittorio Emanuele III radunò i vertici
militari e politici per decretare la resistenza sul Piave.
Altro imponente edificio, adiacente
alla Palazzina Storica, dall’altro lato della strada, fatto
costruire dal Maresciallo Redetzsky lungo il Canale di
Mezzo, è la Caserma di Artiglieria, visitabile solo
esternamente.
Degno di nota è anche il Ponte dei Voltoni, che attraversa
il Canale di Mezzo, edificato nel cinquecento in stile
veneziano, con gli archi costruiti in cotto.
Tornando verso il parcheggio per recuperare la macchina,
siamo saliti anche sul bastione che domina il porto
turistico, dal quale abbiamo potuto notare le innumerevoli
imbarcazioni lì sotto ormeggiate. |
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Peschiera
- Canale di Mezzo
Caserma di Artiglieria e Ponte Voltoni |
Nel momento in cui siamo saliti in macchina per
ripartire, la piazza che avremmo dovuto attraversare si è
velocemente riempita di mezzi storici militari delle truppe alleate
che nel 1945 furono protagonisti della Liberazione del nostro Paese;
erano gli stessi che il giorno precedente erano radunati nelle
piazze di Riva del Garda. Per poter andar via abbiamo dovuto fare il
giro del centro storico, passando quindi sull’antico Ponte Voltoni,
che quindi abbiamo avuto l’opportunità di vedere transitandoci.
Prendendo la strada che costeggia la riva orientale del Garda, ci
siamo diretti verso Nord, passando dinanzi ai parchi divertimento di
Gardaland, in località Ronchi, ed al Caneva Word, più avanti, fino
ad arrivare a Lazise, dove abbiamo deciso di fermarci.
Lazise ci è subito piaciuta. Arrivando da Sud, la cittadina appare
al visitatore tutta racchiusa nelle sua mura merlate, intatte, che a
Sud, in prossimità del Lago, si congiungono al Castello, costituito
da ben due cerchie difensive e da un alto mastio, più alcune torri
più basse. La cittadina ha sempre avuto tre porte di accesso, un
tempo erano munite di saracinesche e di ponti levatoi.
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Questa importante località dal medioevo
alla caduta della Serenissima è stata un avamposto militare,
nonché una dogana ed un porto militare utilizzato per
contrastare le marinerie bresciane e milanesi. In prossimità
del porto, infatti, vi è la vecchia Dogana Veneta (XVI
sec.), il cui porticato si affaccia direttamente sul lago.
Alle sue spalle sorge la preesistente Chiesa di S. Nicolò (XII
sec.), molto interessante per il suo semplice stile
architettonico romanico. |
Lazise |
Graziosa ed elegante è anche l’ampia Piazza
Vittorio Emanuele, con i suoi bar e ristorantini sempre affollati di
turisti, nella quale vi è anche il Palazzo Comunale.
Ormai stanchi, eravamo quasi decisi a tornare a Riva del Garda, ma
alla fine, visto che potevamo trattenerci ancora un pò, abbiamo
deciso di visitare anche Bardolino, riservando alla Domenica la
visita del restante versante orientale del lago (da Riva del Garda a
Garda, esclusa Malcesine, già visitata).
Raggiunta Bardolino, ci siamo infilati
immediatamente nelle sue viuzze, anche qui colme di negozi,
ristoranti e bar, anche questa volta affollate di turisti.
Alcune vetrine mi tentavano, in quanto esponevano alcuni
rinomati prodotti tipici locali, quali ad esempio il
“Bardolino”, un vino doc color rubino, od il rosato
“Chiaretto”. Tuttavia, ho sempre diffidato dei prodotti
venduti nei negozi che servono quasi esclusivamente turisti,
quindi ho lasciato perdere. |
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Bardolino - Lungolago |
Passeggiando per le vie del centro,
particolarmente elegante ci è subito parso l’ampio Corso Umberto,
sulla cui sommità si imponeva la Chiesa di Bardolino, in cui siamo
entrati. Sull’altra estremità di Corso Umberto, in corrispondenza
del Lago, vi era il Monumento ai Caduti, che più tardi abbiamo avuto
modo di osservare anche da vicino.
Il lungolago, molto ben tenuto e grazioso, peraltro arricchito da
aiuole con fiori dalle infinite tonalità di colori, soprattutto
tulipani, è il luogo ideale per passeggiate romantiche e rilassanti,
durante le quali non passano inosservati i resti dell’antico
Castello ed alcune importanti ville, come Villa Carrara Bottagisio,
Villa delle Rose o Villa Guerrieri Rizzardi, che abbiamo avuto modo
di apprezzare.
A questo punto, ormai esausti, ma anche soddisfatti per tutto ciò
che avevamo visto, abbiamo deciso di tornare a Riva del Garda,
passando per l’autostrada, uscendo a Rovereto Sud. Giunti nei pressi
di Nago, anziché scendere a valle in direzione Torbole, abbiamo
preso la strada per Arco, molto più panoramica. Qualche km. più
avanti, infatti, ci siamo fermati ad una piazzola di sosta per
osservare un altro straordinario panorama della riva Nord del lago.
Peraltro, un ottimo punto di osservazione per vedere la foce del Sarca, alla periferia Ovest di
Torbole.
Ripartiti, abbiamo raggiunto il nostro alloggio alle 20,00 circa.
Dopo cena, siamo andati subito a letto.
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