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Qui abbiamo acquistato del prosciutto e del
formaggio caprino, quindi abbiamo lasciato il
mercato, proseguendo verso i giardini del Turia.
Il Turia è il grande fiume
di Valencia, le cui acque in passato sono state di
fondamentale importanza per la città, ma anche causa
di distruzione e di forte disagio per ripetuti
straripamenti avvenuti nella storia. Tanto che, dopo
l’ultima grande inondazione del 1957, si decise di
deviarne il suo corso. |
Attualmente, il letto del vecchio
fiume è stato trasformato in parco (Jardin del Turia).
In esso vi sono giardini, impianti sportivi, fontane. Ed in
fondo, in prossimità della foce, dove il letto del fiume
diventa visibilmente più ampio, sorge la Città della
Scienza. Il Turia, che lungo il suo antico corso sfiora il
centro storico, che resta alla sua destra, giunge alla sua
foce dopo alcuni km., lungo i quali si snoda tutto il centro
urbano. La città, infatti, conta circa 800.000 abitanti e si
sviluppa su un’area molto vasta. Più ponti collegano la riva
destra a quella sinistra.
Il tempo non era un granché; a
tratti piovigginava. Raggiunti i Giardini del Turia, abbiamo
proseguito a piedi nel parco. Una bella passeggiata lungo
questa arteria che inverosimilmente attraversa la città.
Finché non abbiamo iniziato ad intravedere le prime
architetture futuristiche scaturite dal genio calatraviano.
Eravamo giunti alla Ciudad de las Artes y las Ciencias,
un’insieme di edifici ed attività dedicati alla divulgazione
scientifica e culturale.
Dapprima abbiamo incontrato il Palau de les Arts,
un grande edificio dedicato alle manifestazioni
artistiche. Il suo interno è suddiviso in quattro
spazi, ognuno con diverse ambientazioni
scenografiche. Questo opera colpisce soprattutto per
lo stile architettonico molto originale, difficile
da descrivere, scaturito dall’ingegno di Calatrava.
Al suo interno, vari ascensori conducono a diverse
altitudini, da cui è possibile ammirare la città da
più punti di vista. Ma quel pomeriggio c’era in
programma uno spettacolo, quindi non è stato
possibile visitarlo. |
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Palau de les Arts |
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Poco più avanti,
il secondo edificio: l’Hemisferic, che si
presenta come un grande occhio, con tanto di
ciglia e globo oculare, che funge anche da
schermo gigante per le innumerevoli
proiezioni cinematografiche. Pare che
l’effetto ottico che ne deriva sia
straordinario, in quanto amplificato da uno
specchio d’acqua che si trova alla sua base.
Al suo interno, pare che la particolarità
sia dovuta al grande schermo concavo su cui
avvengono le proiezioni, che sovrasta gli
spettatori. |
L’Hemisferic |
Altro edificio presente in questa cittadella
è il Palazzo del Museo de las Ciencias
Principe Felipe, in cui sono esposte tutte
le novità scientifiche e mostre espositive,
sempre a tema scientifico. L’edifico ha una
forma somigliante ad un gigantesco
dinosauro, dai colori alquanto sbiaditi.
Soprattutto per sottrarci al vento ed alla
pioggia, abbiamo deciso di trascorrere un
po’ di tempo nel Museo, ma sinceramente, lo
stesso risulta essere più interessante per
bambini, che non per adulti. Tuttavia,
alcune cose incuriosiscono e, anche,
divertono. |
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Museo de las Ciencias
Principe Felipe |
Una volta fuori, ci siamo
soffermati su una panchina in una zona coperta,
quindi abbiamo mangiato le nostre baghette col
prosciutto e formaggio.
All’ingresso del Museo
della Scienza abbiamo fatto un unico biglietto
cumulativo con l‘Oceanografico, altro opera
edificata da Calatrava nella cittadella, in quanto
sicuramente più conveniente.
L’Oceanografico è molto
ampio ed ospita davvero un’infinità di esseri
viventi acquatici, suddivisi in settori che
rappresentano i diversi continenti. E’
particolarmente impressionante il tunnel di vetro,
nel quale sembra di poter toccare anche squali di
varie dimensioni e specie, che con i loro sguardi
terrorizzano i visitatori. Qui, nonostante il tempo
avverso, abbiamo assistito anche ad una spettacolare
esibizione di delfini. Il parco acquatico è molto
ampio, di certo, uno dei più ampi d’Europa.
Oltre all’Oceanografico, altre opere erano in costruzione nella
cittadella.
In particolare, si intravedeva già il
pilone del Pont de l’Assut de l’Or, un grande ponte
modernissimo ad unica navata, con un unico pilone
altro ben 125 metri, che risulta essere il punto più
alto di Valencia, e l’Agorà, una grande piazza
coperta, inaugurata l’anno successivo, in cui oggi
si svolgono convention ed eventi sportivi come
l’Open di Tennis della Comunità di Valencia. Ma
l’intera area in cui oggi sorgono queste ultime
opere erano ancora un immenso cantiere, quindi non
era neanche possibile avvicinarsi. |
Abbandonando l’area del letto del Turia e risalendo a
livello della strada, siamo entrati nella quinta struttura
presente nella cittadella: l’Umbracle. Più che un
edifico, questa appare come una grande terrazza panoramica
da cui è possibile ammirare la sottostante Città della
Scienza. Circa 300 metri di passerella lungo la quale
possono essere ammirate tantissime specie floreali e piante.
L’intera struttura è protetta da una serie di archi, che la
fa apparire simile ad una serra o ad un giardino d’inverno.
Intanto, eravamo sulla via del ritorno, ammirando, affascinati, questa
volta dall’alto, i vari edifici presenti nella Cittadella
della Scienza, che risulta oggi essere l’attrazione
turistica più importante ed interessante di Valencia.
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L’Agorà e Pont de l’Assut de l’Or
( in costruzione nel 2008 - oggi finite) |
L’Hemisferic e, dietro,
il Palau de les Arts |
L’Umbracle |
Stanchissimi, abbiamo preferito tornare in centro con un autobus, quindi
siamo rientrati a casa.
Ma alle 21,00 circa, di nuovo fuori! Questa sera ci attendeva il
Ristorante Casa Roberto, appena fuori dal centro storico, ma
facilmente raggiungibile a piedi, dove avremmo mangiato una
delle migliori paelle di Valencia. Chiaramente, anche questo
ristorante era stato selezionato su Internet, dopo
un’attenta valutazione delle recensioni postate al riguardo.
Dopo un po’ che eravamo seduti, ci siamo resi conto che non
c’erano più tavoli vuoti e che, quindi, avevamo corso il
rischio di non trovare posto. Chiaramente, abbiamo ordinato
una paella di marisco ed una brocca di sangria. Per finire,
crema catalana. La cena è stata eccellente, la paella
davvero squisita ed il ristorante lo consigliamo vivamente.
Abbiamo speso un po’ più della media, ma ne è valsa la pena.
E poi ci siamo divertiti un sacco. Per tutta la serata
abbiamo osservato un cameriere che, ogni qual volta usciva
dalla cucina, faceva una giravolta, se non due, arrivava in
sala, mirava il tavolo da servire, quindi partiva spedito.
Avrà avuto 55 anni circa. Era veloce, una trottola, un
ballerino, e si divertiva anche lui. |