Già De Martino, nel lontano '59, intravide la profonda disgregazione culturale a cui andava incontro l'esorcismo musicale-coreutico-cromatico, sia per ragioni economiche, sia per la mancanza di suonatori esperti
Il processo di disgregazione era stato accelerato dall'influenza del culto di
S. Paolo; nella Cappella di Galatina, il 28 ed il 29 Giugno i tarantati accorrevano per chiedere la grazia non ancora concessa, o per ringraziare il Santo dell'avvenuta guarigione durante la cura domiciliare ma, senza il supporto dell'esorcismo musicale, i tarantati naufragavano:
…il tarantismo si spogliava di ogni dignità culturale, di ogni efficacia simbolica e recedeva a livelli di singoli episodi morbosi sui quali era chiamato a giudicare non più lo storico della vita religiosa, ma lo psichiatra.
Ancora tollerato per alcuni anni, questo fenomeno "pagano", è stato pian piano messo ai margini: chiuso il pozzo, tolto il Santo dalla Cappella, i tarantati si sono rinchiusi nella loro solitudine ed emarginazione.
L'alfabetizzazione, il confronto con culture diverse favorito dalla diffusione dei mass-media, la curiosità di studiosi o semplici turisti che sempre più numerosi si sono recati nel Salento per osservare il fenomeno da vicino, hanno ridotto sempre più il fenomeno a puro folklore, a spettacolo di piazza.
Qualche anziano sostiene ancora il mito, valutando che la taranta non morde più perché la terra è più umida e concimata con veleni, si resta meno tempo nei campi e le donne sono meno esposte perché portano i pantaloni ; ma la partecipazione emotiva della comunità che in passato si attivava prontamente in soccorso dei tarantati, è stata progressivamente sostituita da scetticismo e derisione.
L'ultima delle orchestrine terapeutiche fu proprio quella di Nardò, che
coadiuvò De Martino e la sua équipe nel '59.
Negli anni '70 e inizi anni '80, le nuove generazioni plasmate dalla cultura di massa, hanno intenzionalmente ignorato il patrimonio di tradizioni e di ideali, di norme morali e di comportamenti delle vecchie generazioni, ritenuti ostacoli insormontabili al progresso sociale;
ciò ha relegato il tarantismo e la cultura popolare in genere, nei profondi recessi della memoria, da cui è emersa a nuova vita soltanto negli ultimi anni.
Se in passato identità etnica, religiosa e sessuale erano condizioni stabili sulle quali costruire l'identità personale, le rapide trasformazioni e le forti pressioni di omologazione tipiche dell'era globale creano un panorama confuso e relativizzante in cui risulta sempre più problematico definire ed affermare una propria identità.
Così il movimento di rivalutazione del tarantismo ed in genere la riesumazione di antiche usanze e tradizioni, assumono un valore particolare come tentativo di riaffermazione della propria specificità da parte dei diversi gruppi sociali spaventati dalle prospettive di omologazione economica, politica, sociale e culturale ad un modello unico che non hanno scelto.
Numerosi gruppi di riproposta musicale girano l'Italia, soprattutto meridionale, divertendo il pubblico al suono della pizzica-pizzica ormai decontestualizzata e purgata dalla sua funzione terapeutica.
Accanto a questi, alcuni gruppi del rap salentino cresciuti nei centri sociali come i Sud Sound Sistem, hanno recuperato il simbolo della tarantola nel suo significato originario di ribellione all'ordine sociale imposto.
In questa terra la miseria e le contraddizioni della civiltà contadina sono state sostituite da nuovi problemi non meno gravi: disoccupazione endemica, sottoccupazione dequalificata, emarginazione sociale, droga, crescente sfiducia verso le istituzioni classiche come i partiti, crisi del modello tradizionale della famiglia, generale difficoltà a realizzare le proprie aspirazioni; se la scelta del dialetto ricollega la musica di questi gruppi alle radici salentine e soddisfa il desiderio degli abitanti di questa terra di sentire i suoni che gli appartengono, l'uso di strumentazione da musica leggera ed il far parte della tendenza hip hop, permette a questi gruppi di integrarsi in un ambito musicale e politico non solo provinciale, ma addirittura internazionale.
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