Lungo la strada, ci soffermiamo a fotografare uno spettacolo della
natura; un campo tutto fiorito, in un contesto mozzafiato.
Bellissimo!
Castello di Donnafugata
Raggiungiamo il Castello poco prima delle 11,00.
Lungo il viale scorgiamo di fronte a noi il sontuoso edificio, in
stile neogotico, con ai lati due torri.
Castello di Donnafugata |
Il Castello, in realtà, contrariamente a quanto si possa
pensare, altro non era che una sontuosa dimora di una nobile
famiglia, gli Arezzo De Spuches, risalente al tardo
ottocento, che sorgeva a margine dei loro ampi possedimenti
terrieri.
Al piano nobile c’è la grande balconata che corre lungo
tutta la facciata. Qui, nella fiction, il boss attendeva il
commissario Moltalbano. Il biglietto di ingresso al Castello
costa 8,00 €. Oltrepassato il portale di ingresso, subito
alla nostra destra notiamo la Cappella padronale. |
Giunti
nel cortile, di fronte a noi, un portoncino dà accesso ad una scala
che porta al piano superiore, mentre a destra, attraverso un altro
portale, si accede ai giardini.
Il Castello consta di 120 stanze, su tre livelli, ma quelle
accessibili ai visitatori, tutte al piano nobile, sono solo una
ventina. Ognuna di esse è arredata con gusto e mobili diversi,
originari di quell’epoca, appropriati all’uso cui erano destinate.
Vi è dunque la stanza della musica, con pianoforti, pitture e trompe
d’oeil.
Vi sono
poi le camere destinate agli ospiti, tra cui la stanza del vescovo,
con arredi color porpora, il cui uso era riservato ad un alto
prelato, membro della famiglia, quando veniva in visita al Castello.
C’è anche la
sala degli stemmi, dove sono esposti tutti gli stemmi
araldici delle nobili famiglie siciliane e due grandi
armature, la pinacoteca, gli studi, la biblioteca, etc.
Nella sale più ampie sono presenti anche alcune piccole
collezioni, come quella dei cappelli, sia da donna sia da
uomini, di bastoni, accessorio distintivo di eleganza
nell’800, di graziosi ombrellini da donna, di quelli
utilizzati per ripararsi dal sole, ed una collezione di
scarpe da donna, attraverso la quale viene illustrata
l’evoluzione del tacco nel corso del tempo tra l’800 ed il
‘900. |
Castello di Donnafugata |
Concludiamo la visita del piano nobile passeggiando sulla grande
terrazza e salendo su uno dei torrioni ubicati agli angoli
dell’edifico stesso, da cui si gode una bella vista panoramica.
Tornati
giù nel cortile, accediamo ai giardini, al parco del Castello.
Appena fuori notiamo dei grandi ficus, che fanno ombra su tutto il
piazzale adiacente al Castello. Uno, in particolare, è un monumento
vivente. Chissà quale sarà la sua età.
Castello di Donnafugata |
Passeggiando nel parco osserviamo varie attrazioni, quali il
tempietto circolare, sotto il quale vi sono anche delle
grotte artificiali con finte stalattiti, la cappella in
fondo al parco, la coffè house ed anche altri piccoli angoli
più romantici, dov’era possibile sostarvi durante le lunghe
passeggiate nelle calde giornate estive.
Un tempo, nel parco erano presenti anche degli scherzi, che
avevano lo scopo di divertire o di spaventare gli ospiti.
Vie era dunque una panchina sulla quale, sedendosi, si
attivava un irrigatore, oppure delle tombe vuote, che
volevano spaventare chi vi passava nelle vicinanze. |
Vi era
ancora un monaco di pezza, che si muoveva e vi si presentava di
fronte nel momento in cui si apriva una porticina nei pressi della
cappella ubicata in fondo al parco. Il Barone, padrone di casa, in
effetti doveva essere un gran burlone. Anche al piano mobile,
infatti, è presente uno scherzo, consistente in una farfalla dipinta
su una tela. Essa è così realistica, con quel suo effetto
tridimensionale, che inganna, sembra vera. D’istinto, si è portati
ad additare tale meraviglia per farla notare a chi ci sta vicini.
In proposito,
pare vi sia il progetto di riattivare gli scherzi originari
presenti nel parco, allo scopo di divertire ancora i futuri
ospiti.
Ma lo scherzo, o divertimento clou presente nel parco, è
senz’altro il labirinto, costituito da muretti a secco, in
pietra bianca ragusana, alti circa 2 metri. Un tempo,
all’ingresso del labirinto vi era anche un soldato di pietra
di guardia, mentre sui muretti vi erano delle rose
rampicanti, che impedivano di guardarvi oltre oppure di
scavalcarne le corsie.
Il labirinto è di forma trapezoidale e, di fatto, pare sia
molto simile a quello presente a Hampton Court, vicino
Londra, che evidentemente il Barone aveva visitato durante
uno dei suoi viaggi. |
Castello di Donnafugata
Il Labirinto |
Noi ci
siamo avventurati al suo interno, credendo fosse semplice ritrovarne
l’uscita, ma ben presto ci siamo resi conto dell’effettiva
difficoltà. Non ritrovando subito l’uscita, iniziamo ad essere
assaliti dall’ansia, in quanto ci sembra di ripercorrere sempre le
stesse corsie. Tuttavia, poi, facendo maggiore attenzione a quelle
già percorse, alla fine ritroviamo l’uscita.
Giusto in tempo, perché il Castello è già chiuso. Sono quasi le
13,00.
Gli orari di visita, infatti, vanno dalle ore 09,00 alle 12,45 dal
martedì al venerdì, con apertura pomeridiana, dalle ore 14,45, alle
17,15 il martedì, sabato e domenica. Chiuso il lunedì.
Per pranzo potremmo mangiare qualcosa qui nei pressi del Castello,
dove sono presenti alcuni ristoranti, ma preferiamo evitare i locali
ubicati in luoghi molto turistici. Quindi raggiungiamo la vicina
Comiso, dove speriamo di mangiare qualcosa di fugace.
Comiso
Comiso è una cittadina di circa 30.000 abitanti in provincia di
Ragusa, che avrebbe anche interessanti siti e monumenti da visitare,
soprattutto religiosi, così come palazzi nobiliari costruiti nel
post terremoto del 1693. Tuttavia, non abbiamo molto altro tempo.
Inoltre, siamo convinti che il meglio della Sicilia Sud Orientale
ormai si sia già visto e poi, abbiamo fame!
Quindi, cerchiamo semplicemente un luogo dove mangiare.
Tuttavia, la cittadina è quasi deserta. Tutti i locali son chiusi.
Affranti, ci affidiamo alle indicazioni di un vigile urbano, che
gentilmente ci suggerisce il Ristorante Villa Corin, sulla SS 115,
appena fuori Comiso, in direzione di Vittoria, che certamente, ci
assicura, sarà aperto.
Ci andiamo senza esitare!
Il Ristorante è grande. In una delle sale si festeggia qualcosa,
forse una Prima Comunione; c’è molta gente, ben vestita. Nell’altra
sala, invece, c’è solo una famiglia, probabilmente anch’essa di
passaggio. Ci accomodiamo qui, lontani dal frastuono della festa.
Non vorremmo mangiare molto, ma il cameriere ci dice, in modo
piuttosto spiccio, che possiamo semplicemente scegliere tra il menu
terra ed il menu pesce. Non sono possibili variazioni o piatti su
richiesta. Chiediamo solo di saltare il primo, quindi concordiamo
per l’antipasto ed il secondo a base di pesce.
|
|
|
Comiso - Ristorante Villa
Corin |
Il servizio è piuttosto lento, tanto che iniziamo a preoccuparci di
fare tardi. Il nostro volo è alle 16,25 ed alle 14,00 non abbiamo
ancora iniziato a pranzare.
Poi tutto procede per il verso giusto, anche perché, intanto, ci ha
telefonato la Hertz, con cui abbiamo concordato di essere presso i
loro uffici, per la riconsegna dell’automobile, entro alle 15,30. Da
lì ci accompagneranno in aeroporto con una navetta.
Mangiamo un gran piatto di antipasti di pesce freschissimo e
buonissimo. Chiudiamo con una grigliata di pesce altrettanto ottima.
Peccato non aver potuto, per mancanza di tempo, degustare l’intero
menu, che senz’altro avrebbe dato altri piaceri ai nostri palati.
Chissà che dolci, poi…
Vabbè, paghiamo il conto, molto contenuto per quel che si è mangiato
(54,00 €. compresa acqua e vino), e poco dopo le 15,00 andiamo via.
Nei successivi 30 minuti facciamo il pieno alla macchina,
restituiamo l’autovettura alla Hertz (ci dicono che abbiamo
percorso, in totale, 758 km.), che come promesso ci riaccompagna in
aeroporto, e facciamo il check-in, imbarcando i nostri bagagli.
L’aeroporto di Comiso è così piccolo, che sembra a conduzione
familiare. Tutto si svolge rapidissimamente.
All’ora prestabilita, il nostro aereo Rayanair decolla.
|