Il giorno seguente, mercoledì, di buon mattino siamo partiti alla
volta dell’Anatolia, diretti in Cappadocia. Dopo circa 1 ora e ½,
sosta tecnica presso uno Stop-Ristor (non era un’area di servizio,
ma un’area di sosta attrezzata con punto shopping – roba soprattutto
per turisti). Qui preparavano invitanti dessert a base di yogurt,
miele e semi di papavero.
Dopo le rassicurazione ricevute dalla nostra guida, che anzi ci
suggeriva di mangiarne in abbondanza di yogurt e miele, in quanto
ottimi deterrenti per problemi gastro-intestinali, ne abbiamo
acquistati due (5 €. per entrambi).
Yogurt, miele e semi di papavero
Erano ottimi, favolosi.
Alla sosta successiva, invece, altra tentazione. La peynirli gozleme,
una sorta di sottilissima piadina al formaggio. Ne abbiamo presa una
in due (3 €.), preparata davanti a noi in pochi istanti, per pura
curiosità culinaria; niente male!
Quindi, all’ora di pranzo siamo giunti a Konya, l’antica Iconio,
storica città dell’epoca romana e bizantina, che oggi conta oltre un
milione di abitanti. Qui, nell’immediata periferia, in piena zona
industriale, ci siamo fermati ad un caravanserraglio, in parte
ristrutturato ed in parte ricostruito, adibito a ristorante per
gruppi turistici. Dopo pranzo, alle 14,15 abbiamo raggiunto il
vicino Mausoleo di Mevlana, poeta mistico sufista fondatore
dell’ordine (o setta) dei Dervisci danzanti (o rotanti). Si tratta
di un sito molto simile ad un convento, all’epoca abitato da monaci
appartenenti al citato ordine religioso. I suoi adepti, attraverso
la musica e la danza, consistente in una rotazione continua su se
stessi, raggiungevano uno stato di estasi tale da consentirgli di
liberarsi dall’ansia e dal dolore della vita quotidiana, nonché di
raggiungere Dio e di perdersi in Lui.
Nelle celle del convento erano rappresentate scene di vita
quotidiana dei monaci Dervisci, vi erano esposti i loro abiti, gli
attrezzi e gli strumenti musicali.
Nella mosche all’interno del
santuario vi erano i sarcofagi di Caleddin Rumi (1207 – 1273), detto
Mevlana, il fondatore dell’ordine, e dei suoi successori, su cui
erano riposti i loro tipici grandi cappelli in panno, a forma di
cono, oltre a reliquie sacre, a corani di ogni forma e grandezza, ed
anche uno scrigno, chiuso in una teca, che pare contenesse peli
della barba di Maometto. Per tutto ciò, questo sito risulta essere
un luogo di preghiera e di pellegrinaggio molto importante per i
fedeli musulmani. Infatti, oltre a noi turisti, davanti alla tomba
di Mevlana c’erano molti fedeli in preghiera, che rivolgevano
suppliche al Santo senza alcuna mediazione di imam; una giovane
donna era anche in lacrime.
E riguardo a tutto ciò, c’è da dire che Konya è la città più
islamica della Turchia. Qui vi sono molti integralisti islamici che
non amano molto Mevlana, i suoi Dervisci rotanti e le loro danze.
Essi considerano questo sito una distrazione che non ha nulla a che
fare con Allah. Loro tollerano la presenza del santuario, solo
perché capace di attrarre una moltitudine di turisti e di visitatori
in città, ma sono piuttosto infastiditi dalla sua presenza.
Diversa è la considerazione che i fedeli non integralisti hanno di
Mevlana; per essi è una guida spirituale, una sorta di Santo.
Lasciato il Mausoleo, siamo ripartiti ed abbiamo raggiunto il
Caravanserraglio di Sultanhani, molto più bello del precedente, in
quanto più grande e molto meglio conservato.
Esso faceva parte di un’antica e
fitta rete di caravanserragli collocati lungo le vie principali che
attraversavano il Paese. In strutture fortificate come questa
trovavano riparo e ristoro le carovane, i viaggiatori ed i
commercianti che attraversavano il Paese o percorrevano la Via della
Seta, l’asse su cui viaggiavano le merci che dall’Asia raggiungevano
anche l’Europa.
In serata, abbiamo finalmente raggiunto il Suhan Cappadocia Hotel e
spa (*****), dove abbiamo pernottato per due giorni.