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Mercoledì 26 settembre 2012
 

Il giorno seguente, mercoledì, di buon mattino siamo partiti alla volta dell’Anatolia, diretti in Cappadocia. Dopo circa 1 ora e ½, sosta tecnica presso uno Stop-Ristor (non era un’area di servizio, ma un’area di sosta attrezzata con punto shopping – roba soprattutto per turisti). Qui preparavano invitanti dessert a base di yogurt, miele e semi di papavero.
Dopo le rassicurazione ricevute dalla nostra guida, che anzi ci suggeriva di mangiarne in abbondanza di yogurt e miele, in quanto ottimi deterrenti per problemi gastro-intestinali, ne abbiamo acquistati due (5 €. per entrambi).

Yogurt, miele e semi di papavero

Erano ottimi, favolosi.
Alla sosta successiva, invece, altra tentazione. La peynirli gozleme, una sorta di sottilissima piadina al formaggio. Ne abbiamo presa una in due (3 €.), preparata davanti a noi in pochi istanti, per pura curiosità culinaria; niente male!
Quindi, all’ora di pranzo siamo giunti a Konya, l’antica Iconio, storica città dell’epoca romana e bizantina, che oggi conta oltre un milione di abitanti. Qui, nell’immediata periferia, in piena zona industriale, ci siamo fermati ad un caravanserraglio, in parte ristrutturato ed in parte ricostruito, adibito a ristorante per gruppi turistici. Dopo pranzo, alle 14,15 abbiamo raggiunto il vicino Mausoleo di Mevlana, poeta mistico sufista fondatore dell’ordine (o setta) dei Dervisci danzanti (o rotanti). Si tratta di un sito molto simile ad un convento, all’epoca abitato da monaci appartenenti al citato ordine religioso. I suoi adepti, attraverso la musica e la danza, consistente in una rotazione continua su se stessi, raggiungevano uno stato di estasi tale da consentirgli di liberarsi dall’ansia e dal dolore della vita quotidiana, nonché di raggiungere Dio e di perdersi in Lui.
Nelle celle del convento erano rappresentate scene di vita quotidiana dei monaci Dervisci, vi erano esposti i loro abiti, gli attrezzi e gli strumenti musicali.

Nella mosche all’interno del santuario vi erano i sarcofagi di Caleddin Rumi (1207 – 1273), detto Mevlana, il fondatore dell’ordine, e dei suoi successori, su cui erano riposti i loro tipici grandi cappelli in panno, a forma di cono, oltre a reliquie sacre, a corani di ogni forma e grandezza, ed anche uno scrigno, chiuso in una teca, che pare contenesse peli della barba di Maometto. Per tutto ciò, questo sito risulta essere un luogo di preghiera e di pellegrinaggio molto importante per i fedeli musulmani. Infatti, oltre a noi turisti, davanti alla tomba di Mevlana c’erano molti fedeli in preghiera, che rivolgevano suppliche al Santo senza alcuna mediazione di imam; una giovane donna era anche in lacrime.
E riguardo a tutto ciò, c’è da dire che Konya è la città più islamica della Turchia. Qui vi sono molti integralisti islamici che non amano molto Mevlana, i suoi Dervisci rotanti e le loro danze. Essi considerano questo sito una distrazione che non ha nulla a che fare con Allah. Loro tollerano la presenza del santuario, solo perché capace di attrarre una moltitudine di turisti e di visitatori in città, ma sono piuttosto infastiditi dalla sua presenza.
Diversa è la considerazione che i fedeli non integralisti hanno di Mevlana; per essi è una guida spirituale, una sorta di Santo.

Lasciato il Mausoleo, siamo ripartiti ed abbiamo raggiunto il Caravanserraglio di Sultanhani, molto più bello del precedente, in quanto più grande e molto meglio conservato.

Esso faceva parte di un’antica e fitta rete di caravanserragli collocati lungo le vie principali che attraversavano il Paese. In strutture fortificate come questa trovavano riparo e ristoro le carovane, i viaggiatori ed i commercianti che attraversavano il Paese o percorrevano la Via della Seta, l’asse su cui viaggiavano le merci che dall’Asia raggiungevano anche l’Europa.


In serata, abbiamo finalmente raggiunto il Suhan Cappadocia Hotel e spa (*****), dove abbiamo pernottato per due giorni.

 

 


 

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