Tuttavia, constatato il nostro
grande interesse per la Cisterna, in cambio della nostra
comprensione e collaborazione, si è impegnato a far sì che, chi
l’avesse voluto, avrebbe potuto visitare anche questo sito. E così
abbiamo raggiunto la fabbrica di abbigliamento in pelle! Qui siamo
stati invitati ad assistere ad una breve sfilata di modelle e
modelli (belle ragazze, bei ragazzi…), mentre ci veniva offerto
l’ennesimo te alla mela (riguardo a questa bevanda, c’è da dire che
non è nulla di ché. Somiglia ad acqua zuccherata aromatizzata alla
mela, appunto!). Al termine, anche alcuni di noi sono stati invitati
ad indossare dei capi in pelle ed a sfilare in pedana. E questo ha
smorzato un po’ la tensione, strappandoci sorrisi ed ilarità.
Quindi, siamo stati condotti in un salone dov’erano esposti i capi
in vendita. Sinceramente, al di là della qualità e dei gusti, i
prezzi esposto sembravano davvero eccessivi, anche se ci veniva
subito specificato che ci avrebbero applicato uno sconto del 50%
rispetto al prezzo indicato. Ed alcuni di noi hanno anche fatto
acquisti, trattando l’articolo e strappando anche ulteriori sconti,
fino al 75%.
Finalmente, Istanbul!
Dopo una lunga discesa, siamo giunti in prossimità del capoluogo. La
guida ci ha avvertiti che ormai stavamo attraversando la zona
industriale della città, ma che questa era ampia decine di km.. Ed
in effetti, era tutto un susseguirsi di fabbriche, capannoni, centri
commerciali. Dopo tanto, finalmente le zone più periferiche del
centro abitato; intere colline su cui erano stati costruiti
altissimi palazzi, grattacieli che sembravano raggruppati per
tipologia e similitudine di colori. Veri dormitori, in quanto nei
pressi degli stessi non si intravedeva altro, né negozi, né
giardini, niente. Proseguendo sull’autostrada, i palazzi, prima più
radi, si facevano ora sempre più fitti e, soprattutto nelle strade
adiacenti, il traffico si intensificava. Intanto, io cercavo di
individuare la nostra posizione su una carta stradale. Mi sembrava
strano, ma eravamo nel continente asiatico e, da Sud, stavamo
raggiungendo l’Europa. A tratti si intravedeva già il Mar di Marmara
sulla nostra sinistra e presto avremmo raggiunto uno dei due ponti
sul Bosforo che uniscono i due continenti. E finalmente qui, su uno
di essi, Istanbul!
Da qui, la città appariva enorme,
una metropoli infinita, di cui non era possibile definirne i
confini. Straordinario!
Abbiamo attraversato buona parte della città in pullman, osservando
dai finestrini la grande vitalità nelle sua vie, i grandi negozi,
che in alcune zone sembravano addirittura raggruppati per categorie.
Una strada era piena di negozi di abiti da sposa, un’altra di
gioiellerie, un’altra ancora di negozi di calzature. Ma c’era anche
un traffico infernale, impossibile. Eppure gli automobilisti non
sembravano particolarmente esausti, isterici. Ai semafori, tra le
file delle macchine ferme in coda, c’era anche chi vendeva ciambelle
o bibite.
Quindi, siamo giunti sul Corno d’Oro. Sull’ampio prato prospiciente
il grande canale vi era gente sdraiata, che riposava, che
passeggiava. Intere famiglie erano lì per il pic-nic. Questa,
infatti, sembra essere un’usanza locale. Questi prati, soprattutto
nel fine settimana, nella buona stagione, si riempiono di gente che
qui vi trascorre l’intera giornata.
Ci siamo fermati davanti ad un ristorante, da cui si osservava un
ampio panorama. Qui abbiamo consumato il pranzo. Prima di ripartire,
non potevo non scattare una dozzina di foto.
Nel primo pomeriggio, subito dopo pranzo, abbiamo iniziato a
visitare Istanbul.
Per cominciare, abbiamo visitato la chiesa di San Salvatore in Chora
(XI sec.), un monastero in stile tardo bizantino. Nata come in
origine come chiesa ortodossa, fu trasformata in mosche nel 1511.
Infatti, nel suo interno, nell’abside, vi è anche la classica
nicchia indicante la direzione della Mecca.
Attualmente, l’edifico non funge più da luogo di culto, ma da museo.
Nella chiesa è possibile ammirare dei bellissimi mosaici (XIV sec.),
unico esempio in città di tale forma espressiva ed artistica.
Questi, per fortuna, non furono distrutti, ma solo coperti e celati
con intonaco nel momento in cui la chiesa fu trasformata in moschea,
in quanto chiaramente incompatibili con la dottrina dell’Islam.
Negli anni dal 1948 al 1958 l’edificio fu sottoposto ad un ampio
programma di restauro, al termine del quale fu trasformato in museo.
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Chiesa di San
Salvatore in Chora - XI sec. |
Dopo un breve trasferimento in
pullman abbiamo raggiunto il Grand Bazar, la cosa più ludica del
tour. Un labirinto, un dedalo di viuzze affollatissime colme di ogni
genere di negozi, che si è andato via via formando a partire dalla
seconda metà del XV secolo. Botteghe alimentari, di tappeti, di
ceramiche e sete, di spezie e the, gioiellerie, orologerie, bar,
ristoranti e banchi d’ogni tipo. E quanti falsi griffati, dai capi
di abbigliamento agli accessori, agli articoli sportivi. Che
festival di colori! Che confusione! Gente d’ogni cultura,
provenienza, origine, Paese, religione.
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Un luogo molto bizzarro, folcloristico, senz’altro da
visitare, ma evidentemente frequentato soprattutto da
turisti. Infatti, non è certo qui che i turchi vengono a
fare shopping o dove si possono fare grandi affari. Ciò non
toglie, pero, che qui si possano acquistare piccoli oggetti,
souvenir, anche a prezzi molto irrisori. In proposito, c’è
da dire che, partendo da Izmir, durante i vari
trasferimenti, la guida ci ha spesso edotti su questi
aspetti, suggerendoci di fare i nostri eventuali acquisti
soprattutto nella parte più interna del Paese, in quanto più
sicura e più conveniente rispetto ad Istanbul. In realtà,
noi abbiamo constatato il contrario! |
Per esempio, qui al Grand Bazaar abbiamo
acquistato un copricapo da deserto, pagato soli due euro,
per il quale in altre località ce ne chiedevano prima 10,
poi 5, e così via. Ed era sempre il medesimo!E così
anche per altri oggetti. Ovviamente, immagino che il costo
della vita in una città come Istanbul sia molto più elevato
rispetto ai piccoli centri o alle zone rurali, ma per i
souvenir, piccoli oggetti, penso che qui al Grand Bazaar si
possano fare buoni acquisti. E poi ci si diverte a
contrattare, cosa che qui sembra un rito.
Questo grande mercato coperto si sviluppa in un’area
circoscritta, molto vasta. Vi si accede attraverso grandi
porte, credo quattro, peraltro tutte presidiate da un
poliziotto. Appena entrati si è colti dall’ansia per il
timore di perdersi, ma in realtà, una volta dentro, ci si
orienta facilmente. Infatti, vi è una via centrale, più
ampia, sui cui lati si sviluppano tante altre vie più
strette, che sembrano essere tutte simili. Poiché tutta
l’area è in leggera pendenza, noi, ogni qual volta perdevamo
l’orientamento, tornavamo nella via principale, quella più
larga. Quindi, dirigendoci verso la parte più alta del
mercato, in leggera salita, raggiungevamo subito la porta da
cui eravamo entrati.
Anche le vie adiacenti al Grand Bazaar sono molto vivaci,
piene di negozi ed affollatissime. |
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Avremmo desiderato visitare anche
il mercato delle spezie, più frequentato dagli abitati di Istanbul
e, per sentito dire, anch’esso molto caratteristico, ma un po’
troppo distante dal punto in cui eravamo e…, davvero non ce n’è
stato il tempo!
A fine giornata, il pullman ci ha
recuperati e ci ha condotti in una zona colma di ristorantini.
Ce n’era d’ogni tipo, uno dopo l’altro. Le strade erano affollate di
tavoli apparecchiati, straordinariamente quasi tutti occupati. In
molti ristoranti vi erano anche cantanti o musicisti che allietavano
i propri clienti. Sembrava una grande festa; tante luci, suoni,
vocii. C’era anche chi ballava.
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Anche noi abbiamo cenato
all’aperto, in strada. La serata era gradevole. Abbiamo mangiato
pesce; è stata un’ottima cena!
Al termine, esausti, siamo stati accompagnati in albergo, all’Hotel
ANT (***), unico a 3 stelle nell’intero tour, molto più piccolo dei
precedenti, con camere e servizi essenziali.
Tuttavia, in questo albergo, dove abbiamo trascorso due notti, siamo
stati comunque benissimo. Era pulito, comodo ed anche l’unico ad
essere ubicato in città, anche se poi non abbiamo avuto
assolutamente il tempo di uscire nel dopo cena.
Per il pernottamento, qui ad Istanbul siamo stati divisi in tre
gruppi, a seconda del tipo di tour acquistato. Noi, infatti, avevamo
optato per il 3 stelle, fidandoci soprattutto delle indicazioni
forniteci in agenzia. Altri, però, avevano acquistato il tour a 4 o
a 5 stelle. Questi altri, quindi, sono stati condotti in alberghi
della categoria corrispondente. Ma ciò, sottolineo, è avvenuto solo
ad Istanbul, per due notti, ed a Pamukkale, per soli quelli che
avevano acquistato il tour a 5 stelle. Per gli altri pernottamenti,
infatti, il gruppo ha alloggiato nei medesimi alberghi, sempre a 4 o
5 stelle. Quindi, col senno di poi, constatato anche il buon livello
qualitativo dell’Hotel ANT (***), direi che in agenzia siamo stati
molto ben consigliati nell’acquisto dell’opzione a 3 stelle.
C’è da aggiungere che, durante l’intero tour, in tutti gli alberghi
era compresa la colazione. |