Questa, certamente, è stata la giornata più intensa
dell'intero tour. Infatti, la guida si era raccomandata con noi per
la puntualità. Le cose da vedere sarebbero state tante e, in alcuni
siti, se fossimo arrivati più tardi, avremmo perso troppo tempo
nelle code.
E noi, come sempre, siamo stati puntualissimi. Di questo, la stessa
guida si è complimentata, al termine del tour.
Alle 08,00 circa, piuttosto minuto meno, io avevo già scattato una
decina di foto.
Moschea di Solimano il Magnifico
Tutti avevamo già tolto le scarpe,
che avevamo infilato nei sacchetti, e calzato dei copri scarpe in
plastica disponibili all’ingresso, pronti per entrare nella Moschea
di Solimano il Magnifico, un importante ed imponente luogo di culto
imperiale ottomano, costruito tra il 1550 ed il 1557.
La guida ci aveva informato che, almeno in questa moschea, sarebbe
stato ecessario per le donne coprire il capo ed eventuali altre
parti scoperte. Tuttavia, non essendoci nessuno all’interno, ci ha
poi suggerito di lasciar perdere. Infatti, siamo stati i primi ad
entrare, mentre quando siamo usciti, c’era già un bel pò di gente.
L’interno è molto ampio e semplice, con poche decorazioni, così come
in tutte le moschee. Unica eccezione è il mihrab, ovvero la nicchia
che indica la direzione della Mecca, decorata con maioliche, le
grandi vetrate policrome e le quattro grandi colonne che sorreggono
l’immensa cupola.
Moschea di Solimano il Magnifico
All’esterno, nel cortile
antistante l’ingresso, vi è una grande fontana per le abluzioni.
Altre fontane sono collocate nel cortile laterale. Qui, per alcuni
istanti, mi sono soffermato ad osservare un signore impegnato nelle
sue abluzioni.
Nei pressi della moschea, alcune case attraevano la mia attenzione:
erano case ottomane, tutte in legno, molto particolari.
Subito dopo, ci siamo trasferiti al Topkapi, il complesso che fu
residenza ufficiale dei sultani e dell’amministratore dell’impero
ottomano.
Topkapi, letteralmente Porta del Cannone, è
il nome di una porta di ingresso del Serraglio, il palazzo
sultanale ottomano di Costantinopoli. Successivamente, nel
XV sec., il palazzo crebbe ulteriormente includendo anche
l’area in cui prima sorgeva il palazzo imperiale bizantino
(dal 330 al 1081), completamente distrutto nel XIII sec. in
seguito alla conquista di Bisanzio da parte di Maometto II.
Tutto il complesso è protetto da mura di cinta. Allo stesso
si accede attraverso varie porte, un tempo protette dalla
guardia imperiale.
Nell’epoca repubblicana, l’intera area è stata trasformata
in complesso museale e resa accessibile ai visitatori.
Topkapi - Residenza dei
Sultani
Già all’ingresso abbiamo iniziato
ad incontrare le prime code. Sempre seguendo i suggerimenti della
nostra guida, entrando nel Topkapi, siamo passati davanti alle
scuderie ed alle cucine senza soffermarci, e ci siamo diretti subito
alle sale espositive, ubicate in diversi palazzi, dove abbiamo
ammirato pietre preziose di rara bellezza, ma soprattutto un
diamante (lo Spoonmaker) di ben 86 carati, uno dei più grandi al
mondo. Qui, vi erano anche tanti oggetti di immenso valore, tra cui
un grande pugnale costellato di pietre preziose. In altre sale,
alcune reliquie di Maometto, come il suo mantello e vari vessilli.
Intanto, fuori dalle sale espositive, le code si allungavano.
Abbiamo visitato anche tanti altri ambienti, alcune stanze pubbliche
dove veniva esercitata la podestà amministrativa e di governo, altri
ambienti ad esclusivo uso privato del sultano, come ad esempio
l’harem, utilizzato solo dai membri della sua famiglia.
C’è da dire che, conoscendo
l’apice di grandiosità e ricchezza raggiunto dell’impero ottomano,
ci saremmo aspettati molti più sfarzi e lussi, ed invece non vi era
alcuna ostentazione di ciò, nessun eccesso.
La stessa architettura dei palazzi non era imponente, non metteva in
soggezione l’ospite, il visitatore.
Altrettanto, invece, non si può certo dire dei luoghi di culto
visitati successivamente, quali Hagia Sophia (Santa Sofia) e la
Sultan Hamet Camii (detta Moschea Blu) od anche Moschea di Solimano
il Magnifico, visitata prima.
Usciti dal Topkapi, abbiamo
attraversato a piedi una piazza con una grande fontana, quindi
l’Ippodromo, anche questa un’altra grande piazza ubicata nel luogo
dove un tempo sorgeva, appunto, un ippodromo di epoca romana.
Fiancheggiando la Moschea Blu abbiamo raggiunto un ristorante, dove
abbiamo consumato un pranzo alquanto fugace.
Ripresa la visita della città, abbiamo ripercorso tutta l’area
dell’Ippodromo, soffermandoci alcuni istanti nei pressi delle
fontane e dell’obelisco egiziano che ornano la piazza.
L'Ippodromo -
sullo sfondo la Moschea Blu - Fontana dell'Imperatore
Guglielmo - L'Obelisco di Teodosio
Quindi siamo giunti a Santa Sofia,
una basilica che sorge sui resti di due precedenti chiese cristiane.
Inaugurata nel 537, fu sede del patriarca ortodosso dell’impero di
Costantinopoli. Qui venivano celebrati i grandi eventi, come ad
esempio le incoronazioni dei reali bizantini. Infatti, al suo
interno vi sono numerosi mosaici che ritraggono importanti
celebrazioni o ritratti di imperatori, i primi risalenti sempre al
VI sec..
La grande cupola, ampia ben 32 metri, alcuni anni dopo la sua
costruzione crollo in seguito ad un terremoto. Il cedimento della
struttura fu attribuito soprattutto al fatto che essa era troppo
piatta ed i piloni portanti non erano stati sufficienti a sostenerne
l’enorme peso. Quindi, la cupola fu subito ricostruita, più alta di
oltre 6 metri, con materiali più leggeri. Ma nei secoli successivi,
altri cedimenti hanno richiesto numerosi importanti interventi di
restauro, come la costruzione di quattro contrafforti interni o di
sostegni sui muri esterni, atti a garantire maggiore stabilità
all’edificio.
Nel VIII sec., durante il periodo iconoclasta, dalla basilica furono
rimosse tutte le statue, mentre le immagini ed i mosaici
raffiguranti soggetti religiosi furono nascosti sotto strati di
intonaco. Gran parte di essi, infatti, sono stati riportati alla
luce solo nel XIX secolo.
La basilica fu anche profanata e saccheggiata dai latini durante il
periodo delle crociate, che la depredarono dei suoi tesori ed
importanti reliquie, come il sudario o una pietra della tomba di
Gesù o le ossa di santi. E nel XIII, dal 1204 al 1261, divenne anche
cattedrale cattolica romana.
Dopo la riconquista della città da parte dei bizantini, la basilica
tornò ad essere chiesa ortodossa, ma solo fino al 1453, quando la
città fu completamente saccheggiata e conquistata da Maometto II,
settimo sultano dell’impero ottomano.
La basilica, che in quel momento era in uno stato fatiscente, fu
ripulita a fondo e trasformata immediatamente in moschea e costruito
un primo minareto. Negli anni successivi ne fu aggiunto un secondo,
quindi un terzo ed un quarto minareto.
Ancora importanti interventi di restauro sono stati eseguito anche
nel XIX secolo.
Nel 1943, quindi nel il periodo repubblicano, questo luogo di culto
è stato trasformato in museo.
La basilica è oggi uno dei maggiori monumenti di Istanbul, meta di
moltissimi visitatori.
Entrando nell’edificio, si ha subito la percezione dell’eccezionale
ampiezza, ancora più impressionante se si guarda la navata centrale
dalla galleria superiore, dalla loggia dell’imperatrice, a cui si
accede attraverso una salita interna, costruita in luogo di scalini,
che un tempo consentiva di raggiungere il piano superiore anche a
cavallo. Da qui, la prospettiva è davvero unica, straordinaria.
Dopo Santa Sofia, è stata la volta
della Sultanahmet Camii, detta Moschea Blu, unica ad avere sei minareti. Questa, oltre ad
essere un sito obbligato per i turisti, è soprattutto un luogo
frequentatissimo dai fedeli musulmani. Da ciò ne deriva che
accedervi non è così semplice, ma starci dentro lo è ancora meno.
Ovviamente, anche qui abbiamo dovuto toglierci le scarpe e calzare i
copri scarpe in plastica, mentre le donne hanno dovuto coprirsi
gambe e braccia; non è stato invece necessario coprire il capo con
un velo. Quando finalmente siamo entrati all’interno, l’edificio era
colmo di gente. Delle transenne in legno separavano i visitatori dai
fedeli. La Moschea era molto bella, affascinante nella sua
semplicità, molto ampia, ma dentro non era davvero possibile starci.
Mancava l’ossigeno, non si respirava. Essendo tutti scalzi, lascio
immaginare il cattivo odore; terribile! Infatti, abbiamo resistito
solo pochi minuti, poi siamo scappati via.
La Sultanahmet Camii - Moschea Blu - Fine XVI
sec.
Una volta riunitici al di fuori
della moschea, ecco che la guida ha mantenuto la sua promessa: ci ha
consentito di visitare la Cisterna Basilica.
La visita di questo sito non era inclusa nel tour, quindi, chi fosse
stato interessato, avrebbe dovuto pagare il biglietto di ingresso (5
€.). Inoltre, avrebbe dovuto mettersi in fila all’ingresso, cosa che
gli avrebbe fatto perdere tempo prezioso. Pertanto, la guida ha
provveduto a raccogliere i soldi di quanti desideravano visitare
questo sito e ad acquistare i relativi biglietti, saltando la coda,
grazie al suo status di guida, di cui parlerò alla fine, e
probabilmente ad una lauta mancia.
Fatto sta, che in un attimo siamo entrati tutti, saltando la coda.
Eccellente!
La Cisterna è un ambiente sotterraneo, capace di raccogliere ed
immagazzinare ben 100.000 tonnellate d’acqua. Essa costituiva una
grande riserva idrica. Attualmente, la profondità dell’acqua
presente nella Cisterna non supererà i 50 cm., nei quali vivono
anche grandi pesci rossi.
Essa fu scoperta solo nel XIX, ma la sua realizzazione risale al VI
sec..
Ha una superficie di quasi 10.000 mq e potrebbe contenere fino a
100.000 di tonnellate di acqua, che un tempo proveniente fin qui
dalla vicina Foresta di Belgrado, grazie ad un acquedotto lungo 19
km.. L’intera cavità è sorretta da 12 file di 28 colonne, alte 9
metri, gran parte delle quali illuminate con luci direzionali.
L’effetto visivo, cromatico e scenico che ne risulta è spettacolare.
Grazie ad un percorso su passerelle si attraversa tutta la Cisterna,
sempre accompagnati dalle luci che si riflettono in acqua e da ombre
che inseguono.
Sull’altra estremità della Cisterna, alla base di due colonne, sono
ben visibili due grandi blocchi di pietra, utilizzati come
piedistalli, raffiguranti teste di medusa. Una è collocata di lato,
l’altra è addirittura capovolta, aspetto che all’epoca fu
considerato del tutto irrilevante, dato che essi erano destinati a
restare sempre sommersi dall’acqua e quindi non visibili.
Peraltro, un’altra leggenda vuole che, un tempo, chi guardasse negli
occhi le meduse ne restasse pietrificato. Quindi, si dice che siano
state messe lì a protezione della stessa Cisterna.
Soddisfatti, ma ormai esausti, siamo tornati in superficie e ci
siamo riuniti al gruppo.
Recuperati dal pullman, ci siamo trasferiti sulla riva del Corno
d’Oro, dove abbiamo atteso il nostro battello. Ci attendeva la gita
sul Bosforo, escursione prevista dal tour, ma non inclusa nel prezzo
pagato (25 €. a persona).
Siamo saliti a bordo di un battello sproporzionato rispetto a quanti
eravamo. Avrebbe potuto imbarcarne almeno 200 o 300, ma noi eravamo
un gruppo di non più di 50 persone. Ma meglio così! Siamo stati più
comodi.
Appena salpati, abbiamo superato il ponte di Galata. La sua
particolarità è che, mentre la parte superiore è asfaltata ed aperta
al traffico, quella sottostante e dedicata ai pedoni ed è colma di
negozi, quindi di luci e colori, che ne fanno di questo un luogo di
ritrovo, di passeggio, di intrattenimento.
La temperatura era gradevole e la visibilità ottima. Proseguendo
lungo la costa nord, quella europea, abbiamo visto palazzi
signorili, importanti dimore, antiche fortificazioni, ma soprattutto
ci siamo resi conto dell’immensità di questa città, sterminata,
infinita, che dall’Europa allunga sempre più le sue propaggini nel
continente asiatico.
Continuando, abbiamo raggiunto il primo, poi il secondo ponte sul
Bosforo (il Fatih Sultan Mehmet), che costituiscono le uniche due
appendici sul continente asiatico. Quindi, il battello ha virato ed
ha invertito la rotta, costeggiando ora la costa Sud di Istanbul,
ovvero la parte asiatica.
Intanto, io che avevo perso l’orientamento, ma presto mi sono reso
conto di non essere il solo, cercavo di capire dove fossimo
guardando una cartina.
Ho ritrovato l’orientamento solo quando il battello, rientrando, ha
attraversato il Bosforo per infilarsi di nuovo nel Corno d’Oro,
lasciando alla sua sinistra prima il continente asiatico, poi il Mar
di Marmara, che da lì in avanti diventava molto più ampio. Intanto,
il sole ormai era tramontato e la città mostrava nuovi volti.
Istanbul appariva romantica e bellissima, con i suo tanti minareti
lanciati verso il cielo e milioni di luci che iniziavano a
riflettersi nelle acque.
Sbarcati, ancora una volta molto soddisfatti, non abbiamo potuto
fare altro che andare a cena e poi rientrare immediatamente in
albergo. Non stavamo più in piedi!
Peraltro, avremmo dovuto preparare i bagagli, in quanto all’indomani
saremmo dovuti tornare a casa.
Peccato! Istanbul ci è piaciuta tantissimo e l’intero tour è stato
bellissimo.
Un giorno ci torneremo in Turchia! C’è molto altro da vedere!
…mercato delle spezie
…non abbiamo effettuato cambio di moneta … non necessario