Arles è definita da molti la Roma della
Provenza, in quanto conserva diversi monumenti Romani. Questa nomea
è sicuramente eccessiva, ma la presenza in città di monumenti
romanici quali l’obelisco, l’anfiteatro e il teatro,
sicuramente l'accomunano alla
città eterna.
Arles - Place du Marchè
Hotel
de la Ville
Quindi, forse ci può anche stare,
con le dovute differenze. I principali monumenti cittadini,
di cui ben sette classificati dall’Unesco patrimonio dell’umanità,
sono tutti raccolti intorno al delizioso centro storico. Da visitare
è assolutamente l’Arena (4 €.), spettacolare anfiteatro romano
costruito alla fine del I sec. d.C., che ospitava sanguinosi
combattimenti di gladiatori ed era in grado di accogliere fino a
20.000 spettatori. Oggi al suo interno si svolgono corride e
spettacoli, tra cui la famosa Feria d’Arles. Un’altra testimonianza
del glorioso passato di Arles è il Teatro Antico (3 €.) costruito
tra il 25 e il 27 a.C. per volontà di Augusto, del quale ancora oggi
è possibile ammirare le colonne e il grande palcoscenico. Segnata,
nell’alto medioevo, dalle lotte tra Franchi e Saraceni, la città
rinasce nel XII secolo. Di questo periodo merita senz’altro una
visita il bellissimo Chiostro della Chiesa di Saint Trophime (3,50
€.) dove, nel 1178, venne incoronato re Federico Barbarossa. Qui si
può osservare anche lo splendido portale del Giudizio universale, il
coro gotico e preziosi arazzi del XVII secolo. Di fronte, la Eglise
Saint-Trophime, un tempo Cattedrale, che sorge nel sito di altre
chiese più antiche. Per completare la vista della città, è d’obbligo
una passeggiata nella bella Place de la République, con l’obelisco
nel centro, e poi in Place du Forum, che ricorda Place du Tertre di
Parigi, senza artisti, ma strapiena di ristorantini con i déhors nel
centro.
Dopo aver visitato la città, ci
siamo diretti verso Les Baux de Provence, quindi verso la vicina
Mussane les Alpilles, dov’era ubicato il nostro prossimo albergo.
Lungo il percorso, a Fontvieille, abbiamo visitato anche una casa
con un mulino a vento sulla facciata (rinomato, perché trattasi di
quello immortalato da Alphonse Daudet – a circa 7 km. da Arles).
Superato il villaggio di
Fontvieille, ci siamo diretti verso le Alpilles (piccole Alpi).
Le Alpilles sono una piccola catena montuosa, o collinare (se
confrontata alle Alpi), che è un prolungamento geologico del Luberon
ed è molto particolare perché composta da massi rocciosi
rotondeggianti che spuntano in una vegetazione brulla, composta in
gran parte da ulivi. Nelle Alpilles sono stati rinvenuti i primi
giacimenti di bauxite, le cui miniere hanno dato il nome al
villaggio: Les Baux de Provence. Les Baux è visitato ogni anno da oltre due milioni e mezzo di
turisti, pari a Mont-Saint-Michel! Il Cardinale Le Richelieu definì
la cittadella “nido per le aquile! Quando si entra nel borgo, ma
soprattutto nel castello, si capisce il perché. Ci troviamo su un
altopiano circondato da un paesaggio sottostante strepitoso, fatto
appunto di ordinati ulivi, prati e campi di varie tonalità di verde
e circondati dal paesaggio incantevole delle Alpilles. Il paesino è
carino e brulica di turisti a caccia di souvenirs. Entrando nel
Castello (a pagamento – possibilità di audioguida), si scoprono le
varie zone diroccate. Nella parte dell’altopiano disabitata, dove
sono esposti gli strumenti difensivi (arieti, catapulte, balestre e
altri strumenti d’attacco), in alcune ore della giornata vi sono
dimostrazioni pratiche dell’uso di tali armi. Poi si entra nella
zona dei ruderi dell’enorme complesso, abitato un tempo dai Conti di
Baux, che la leggenda vuole che discendano dal Re Magio Baldassarre.
Per l’intera visita del complesso ci vuole circa 1h e ½.
Les Baux de
Provence
Dopo aver vistato il grazioso
borgo, ci siamo diretti in albergo, a Mussane les Alpilles, a
pochissimi km. da Les Baux, dov'era ubicato il nostro prossimo
albergo.
Pernottamento a
Mussane les Alpilles presso il Best Western Hôtel Aurélia - 124
Avenue de la Vallée des Baux - Maussane les Alpilles – Costo del
soggiorno €. 79,00 (1 gg. – 24.06.2011)
Come da tabella di marcia, alle
16,00 in punto (ma abbiamo dovuto premere un po’ sull’acceleratore
per arrivare in tempo) eravamo a Les Saintes Maries de la Mer, sul
molo, ad Ovest del villaggio, pronti per imbarcarci sul Tiki III per
un’escursione sul Rodano, nel cuore del Parco Naturale Regionale
della Camargue. E’ stato un interessante e gradevole pomeriggio, a
pieno contatto con la natura, in un oasi di pace, circondati da
uccelli di ogni tipo, cavalli, tori...
Prima di cena, c’è rientrato anche un giro in macchina nel parco,
dove abbiamo potuto osservare altre varietà di uccelli, tra cui i
fantastici fenicotteri rosa. Uno di questi, dai colori bellissimi, è
passato sopra di noi… che spettacolo!
La visita al Parc Naturel
Regional de Camargue è possibile con battelli che partono dal porto
di Saint Marie de la Mer e da Port Gardian ed offrono escursioni sui
canali che attraversano il Parco, oppure a cavallo, a piedi o in
bicicletta. Per ammirare da vicino i 25.000 fenicotteri rosa che
vivono in quest’area bisogna raggiungere i due maggiori specchi
d’acqua, l’Etang de Vaccaies e l’Etang du Fangassie (munirsi di
repellenti per zanzare ed insetti). Per noleggiare la bicicletta,
rivolgersi a Velo Saintos o a Le Velociste, nella parte Est del
paese. Questi forniscono itinerari dai 20 ai 70 km. con spiegazioni
in lingua inglese. Ci sono piste ciclabili, ma è vietato portare la
bicicletta in spiaggia. E’ anche possibile fare un giro in canoa
(9,50 l’ora), noleggiandola presso il Kayak Vert (14 km. a Nord di
Saintes Maries, percorrendo la D38C – www.kayak.camargue.fr) oppure
con Le Petit Train Camarguais, un treno elettrico che partendo da
Saintes Meries compie un giro di 12 km. in 45’. (5 €. – partenza
ogni ora davanti all’Ufficio Turistico).
In serata, abbiamo fatto un giro
per le vie di Saintes Maries de la Mer, la cittadina più nota della
Camargue, posta al centro del Golfo di Beauduc e del
Parco Naturale
Regionale della Camargue. Questo villaggio deve il suo nome alla
tradizione secondo cui, qui, nei primi anni del Cristianesimo,
approdarono dopo aver vagato in mare su una barca, le tre Sante
Marie: Maria Salomè, Maria di Giacomo e Maria Maddalena. Il centro
del piccolo paese è interamente chiuso al traffico. Le sue stradine
sono affollate di ristorantini e negozi di souvenir. Qui abbiamo
mangiato una paella (buona, ma niente a che fare con quella mangiata
a Valencia) e pepata di cozze accompagnate da patate fritte (normale
in Provenza, strano abbinamento per noi italiani!).
Saintes Maries de la Mer
Nonostante la Spagna non sia
vicinissima, in queste zone è stata importata la corrida. Infatti, a
pochi passi dal lungomare vi è anche una “Plaza de toros” e nel
villaggio si incontrano statue e sculture raffiguranti i tori e la
tauromachia. Facendo un giro nelle strade del centro, sembra di
essere in un paesino della costa meridionale spagnola, magari
andalusa. Interessante l’Eglise des Saintes Maries (che purtroppo
era già chiusa), una magnifica chiesa in stile romanico,
fortificata, che conserva le spoglie di Santa Sara, protettrice dei
Rom (questo luogo di culto in maggio e ottobre è meta di
pellegrinaggio dei rom di tutta Europa). Dalla Terrasse de l’Eglise,
che non abbiamo potuto visitare, sarebbe stato possibile godersi uno
splendido panorama della città e delle circostanti e sconfinate
radure del parco naturale. Vi è anche un anfiteatro (Les Arenes)
visitabile soltanto nei giorni in cui vi si svolge la corrida.
In Camargue, oltre a
Saintes
Maries de la Mer, avremmo voluto visitare anche Aigues Mortes, ma
ormai si era fatto tardi. Quindi, sfiniti, siamo ritornati in
albergo, a Mussane les Alpilles.