Le giriamo attorno, fotografandola da ogni punto di osservazione.
Anche lo skyline di Manhattan, del Financial District in
particolare, è spettacolare visto da qui. Sarebbe possibile vistare
la Staua della Libertà all’interno e salire sulla sua corona, ma c’è
fila, quindi rinunciamo. Del resto, immaginiamo che da lassù il
panorama non sia molto diverso da quello che vediamo dai piedi della
statua. Peraltro, non ci sono ascensori e la salita sappiamo che è
molto faticosa, soprattutto perché all’interno non c’è aria
condizionata. Il ticket di ingresso, poi, costa 21,00 $.
Statua della Libertà |
Dopo una mezzora o poco più, prendiamo uno dei traghetti che
fa il giro delle due isole e ci trasferiamo sulla vicina
Ellis Island. Qui approdavano gli immigrati che nei primi
decenni del Novecento arrivavano negli U.S.A. via mare.
Individuiamo l’edifico principale, ora Museo
dell’Immigrazione, in cui tutte le persone in arrivo
venivano registrate, visitate e smistate. Ci sono foto,
documentazioni. Si sente odore di sofferenza, di povertà, di
gente in cerca di fortuna, di una vita migliore. Il luogo
emoziona, suggestiona. Ci sono foto dei registri in cui
venivano annotate tutte le informazioni sulle persone,
compresi i loro |
dati biometrici e l’esito di visite mediche sommarie. E queste
ultime provocavano terrore negli immigrati arrivati qui dopo un
lungo viaggio. Bastava un nulla, un piccolo dubbio, che si finiva
nell’adiacente ospedale, in osservazione, in quarantena. Ed alcuni
venivano anche respinti, fatti rimpatriare, perché non giudicati in
buona salute. Ci sono le sale mediche, il refettorio, il dormitorio.
E’ un luogo che mette tristezza, che impressiona. Qui, tra il 1892 e
1954, anno della sua definitiva chiusura, sono arrivati negli U.S.A
ben 12 milioni di immigrati, di cui molti europei e tanti italiani.
All’Ellis Island Immigration Museum hanno messo a punto un
database, consultabile gratuitamente all’interno della struttura, ma
anche on line, in cui sono stati inseriti tutti i dati delle persone
che sono transitate da qui. Abbiamo fatto anche noi una ricerca ed
abbiamo individuato il nominativo di un lontano parente, arrivato
qui nel 1913, poi trasferitosi definitivamente a Chicago. Di lui
abbiamo rintracciato la pagina del registro su cui furono annotati i
suoi dati ed il suo certificato di immigrazione. Ci rendiamo conto
dell’importanza storica di questo luogo, anche per noi italiani.
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Ellis Island Immigration
Museum |
Lasciata Ellis Island torniamo a Manhattan. Dal battello, durante il
tragitto, fotografiamo ancora il Financial District, il ponte di
Verrazzano in lontananza, Jersey City, Brooklyn, finché non
approdiamo di nuovo a Battery Park.
Mangiamo qualcosa in un fast food, poi riprendiamo il nostro
cammino.
Raggiungiamo Wall Street, costeggiando grattacieli
incredibili, qui particolarmente concentrati. Intorno
all’edificio, in stile dorico con alte colonne in marmo, c’è
un cordone di sicurezza incredibile.
Chiaramente, questo è il simbolo del potere finanziario
americano, quindi molto vulnerabile.
Dopo pochi minuti, ecco che siamo nella piazza dove
un tempo c’erano le torri gemelle. C’è molta gente e tanta
polizia. |
Wall Street |
Anche questo è un luogo simbolo, dopo quell’11 settembre.
Nel luogo prima occupato dalle due torri, oggi svetta il più
alto edifico di New York, il One Word Trade Center, alto ben 541
metri. Nel mirino della mia fotocamera proprio non ci sta. Avrei
bisogno di un grandangolo, che non ho. E’ davvero altissimo. Le sue
pareti sono tutte in vetro e su di esso si riflette l’azzurro del
cielo e delle poche nubi presenti. Sembra quasi trasparente.
One Word Trade Center |
Ai suoi piedi il grande Memorial di quel tragico e vigliacco
attentato terroristico in cui persero la vita circa 3000
persone. E’ una fontana in marmo, un grande quadrilatero
profondo una decina di metri, sulle cui pareti scorre acqua.
Sul fondo, al centro, un altro quadrilatero, sempre in
marmo, sprofonda nel terreno per altri metri, come fosse una
voragine. Sul marmo attorno al Memorial sono incisi i nomi
di tutte le personale che quel tragico giorno persero la
vita. E’ impressionante, commovente!
Memorial 11 set. 2001 |
Intanto, sono circa le 16,30. Ci allontaniamo in cerca di una
stazione della Metro, per poi raggiungere la Grand Central.
Prima di prendere il treno per White Plains, ne approfittiamo
per scattare delle foto. Questa stazione è un gioiello
architettonico, è bellissima. Infatti, essa è stata molte volte
utilizzata come set per grandi films. E pensare che, guardandola
dall’esterno, non si direbbe, essendo quasi totalmente incastonata
negli edifici che la circondano e la sovrastano. La sua presenza è
discreta, ma una volta dentro, lascia a bocca aperta.
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