Quindi, riusciamo ad aggiudicarci due biglietti per le ore 18:00.
Più che ottimo! Siamo soddisfatti.
Intanto, seppure non piova più, la temperatura è piuttosto
bassa, considerato che indossiamo abiti piuttosto leggeri.
Raggiungiamo l’Air and Space Museum, primo tra i musei che
desideriamo visitare, ma lo troviamo ancora chiuso. Apre alle 10:00,
tra circa mezzora. Di fronte c’è un chiosco; prendiamo un caffè
caldo ovvero un bicchierone di bevanda calda al gusto di caffè, che
sorseggiamo lentamente, seduti nel parco. Poco più in là si sono
appostate due persone, una coppia, forse protestanti, che vorrebbero
distribuire degli opuscoli o chissà cos’altro. Poi ne arrivano
altre, che si posizionano lì vicino, sull’erba; hanno semplici
strumenti musicali. Alcuni suonano, altri fanno degli esercizi,
forse di yoga. Ognuno fa il suo, senza curarsi minimamente
dell’altro.
Intanto il museo apre i battenti ed entriamo. L’Air and Space
Museum è davvero speciale, soprattutto per noi, che non abbiamo mai
visto nulla del genere. Ci sono aerei d’ogni tipo, d’ogni epoca.
Circa un secolo di evoluzione tecnologica. Dai primi tentativi di
spiccare il volo con macchine semplici, strutture in legno, ad aerei
sempre più evoluti, jet militari, droni, navicelle e stazioni
spaziali, shuttle, missili, giganteschi propulsori e quant’altro.
C’è anche una sala con simulatori, che lasciamo perdere; temiamo di
sentirci male al loro interno e non vogliamo rovinarci questa
splendida giornata. Quando invece, più tardi, decidiamo di provare
quell’esperienza, c’è già troppa gente in fila, quindi ci rinunciamo
definitivamente.
Verso l’una facciamo una pausa nella Food Court dell’Air and
Space Museum, al McDonald. Mangiamo delle ricche insalate con pollo
grigliato, poi ripartiamo.
Più avanti, entriamo nel National Museum of the American
Indian. L’edificio è moderno e molto carino, dalle forme sinuose,
con al centro una grande hall, simile ad un’arena. Appena entrati,
siamo attratti e incuriositi da musiche tipiche indiane.
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National Museum of the
American Indian |
C’è uno spettacolo in corso; sono veri nativi d’America che suonano,
danzano. C’è il loro capo seduto su un trono che li osserva. Al
termine, anche gli ospiti partecipano alle danze; un indios invita
anche Paola, che prima esita, poi si lancia. Io, intanto, non perdo
l’occasione per immortalare tutto con la fotocamera.
Il Museum of the American Indian è ampio, ma al suo interno
non vi sono cose particolarmente interessanti; un po’, a dire il
vero, ci delude. Infatti, qui ci soffermiamo poco.
The Capitol (il Campidoglio) |
Proseguendo, raggiungiamo il Campidoglio, il Capitol, sede
dei due rami del Congresso degli U.S.A., che segna il
confine orientale del National Mall. Il Capitol potrebbe
essere anche visitato al suo interno, ma per farlo occorrono
permessi non facili da ottenere, soprattutto per i turisti.
Quindi, ci accontentiamo di visitarlo solo esternamente,
girandogli attorno. Dopodiché, ci dirigiamo verso la vicina
Union Station, la grande stazione ferroviaria di Washington.
Per il successivo trasferimento a New York, previsto
per domani mattina, avremmo |
deciso di utilizzare il bus che, appunto, partirebbe dalla Union
Station.
Quindi, siamo qui per individuare la fermata dei bus ed,
eventualmente, fare già i biglietti. Ma non riusciamo a capire dove
possa essere il terminal dei bus; non vediamo nulla!
Intanto, visto che ci siamo, entriamo nella stazione per
visitarla. E’ molto grande, bella ed ordinata. Al piano terra ci
sono le biglietterie ed aree per lo shopping, mentre molti altri
negozi si intravedono al piano superiore. Al piano interrato,
invece, c’è la food court, nella quale sono ubicati molti bar e
ristoranti. Poi notiamo un cartello indicante la direzione del
“parking and buses”. Prendiamo la scala mobile e seguiamo le
indicazioni, fino a ritrovarci all’interno del terminal dei bus,
quello che cercavamo. Alla biglietteria della GreyHound chiediamo
informazioni. La gentilissima signora allo sportello, compresa la
nostra nazionalità, ci confessa di amare il vino italiano. Anjoy!
Poi ci scrive gli orari e la fermata d’arrivo a New York su un
bigliettino.
Di bus per New York ce ne sono molti. Della GreyHound, almeno
la domenica, ne parte uno ogni ora. Noi gradiremmo partire alle
10:00, ma nel caso non arrivassimo in tempo, quello successivo
partirebbe alle 11:00. Pertanto, decidiamo di fare i biglietti
domani, al momento della partenza, una volta certi del bus che
prenderemo.
Da Washington, chiaramente, è possibile raggiungere New York
anche in aereo o in treno, ma entrambi i mezzi hanno un costo di
molto superiore al bus. Riguardo ai tempi, poi, è da tener conto che
mentre il bus ci mette 4 ore e mezza, in aereo, tra quanto
necessario per il trasferimento dal centro cittadino all’aeroporto,
check-in, ritiro bagagli, etc., ci si potrebbe mettere addirittura
di più. In treno, invece, ci si metterebbe sicuramente meno, anche
sole 3 ore con quelli più veloci, ma questi hanno un costo molto più
elevato rispetto al bus. Peraltro, il terminal bus a New York è
ubicato in posizione strategica, tra la 42nd Street e 8th Ave, al
centro di Manhattan, a due passi da Times Square. Quindi, riteniamo
che la migliore opzione sia quella dell’utilizzo del bus, senz’altro
più economico ed anche rilassante. Per due biglietti, abbiamo speso
57,00 €..
Rassicurati e tranquilli, lasciamo la Union Station ed entriamo nel
vicinissimo National Postal Museum. Qui, oltre ad una ricca
collezione filatelica, è documentata l’evoluzione storica del
servizio postale americano. Si parte con i corrieri, che a cavallo
attraversavano gli Stati Uniti, fino all’uso della posta aerea. Ci
sono le cassette postali utilizzate nel passato in vari paesi del
mondo, le carrozze ferroviarie adibite allo smistamento e trasporto
della posta e tanto altro.
Sono le 16:00 e, anche se siamo piuttosto stanchi, torniamo
subito in direzione del National Mall, con l’intenzione di fare
almeno un giro all’interno della National Gallery of Art, prima che
chiuda. La National Gallery è costituita da due edifici, uniti tra
loro da un tunnel nel quale trovano posto ristoranti, bar ed un’area
shopping. L’edificio in cui entriamo, evidentemente, è in
allestimento. Infatti sa di nuovo! Ci sono pochissime opere di arte
moderna.
Attraverso il tunnel arriviamo rapidamente nel secondo
edificio, dove invece ci sono opere di inestimabile valore.
Molte sono anche di origine italiana, di artisti dal nome
risonante come Fra Angelico, Filippo Lippi, Tiziano,
Leonardo da Vinci ed anche sculture del Bernini, solo per
citarne alcuni. Ci stupiamo sempre di più! Il mondo sembra
pieno di capolavori creati da artisti italiani, soprattutto
di epoca rinascimentale. Ce n’è dappertutto! Ma non mancano
anche importanti opere di artisti stranieri come Van Gogh,
Cézanne, Monet o Picasso. Vorremmo soffermarci, vedere di
più, ma tra pochi minuti il museo chiude. |
Washington Monument |
Peraltro, abbiamo bisogno di fare una pausa, di sederci un po’. Alle
18:00, poi, abbiamo la visita al Washington Monument.
E così lasciamo la Gallery of Art e raggiungiamo il grande
obelisco al centro del National Mall. Nell’attesa del nostro turno
per la visita, ci sediamo sul muretto, ma giusto pochi minuti,
perché ben presto una signora ci invita ad avvicinarci all’ingresso
del Monumento. Si entra in gruppi di 10-15 persone. Un grande
ascensore ci porta rapidamente in cima, al piano panoramico. Siamo a
160 metri di altezza, su uno degli edifici più alti di Washington.
La vista da quassù è straordinaria. Si vedono i confini della città.
Il Ronald Reagan Airport sembra essere a due passi da noi. Il
National Mall, con i suoi musei, i memorials, è tutto sotto di noi.
Si vede benissimo anche la Casa Bianca, con il suo famoso studio
ovale.
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Scorci panoramici dalla
vetta del Washington Monument |
Durante la discesa, la guida ferma l’ascensore a circa metà altezza
e spegne le luci, in modo che attraverso le pareti in vetro sia
possibile osservare alcune lapidi e targhe commemorative, di
presidenti ed altri personaggi che hanno fatto la storia degli USA.
Ci rendiamo conto che questo Monumento è un simbolo molto importante
per gli americani.
L’intera visita non dura più di mezzora; ne vale la pena!
Siamo molto stanchi, ma c’è ancora una cosa che vorremmo
vedere, prima di rientrare in albergo: l’Old Post Office, sulla
Pennsylvania Ave, un edificio che un tempo era il vecchio ufficio
postale, mentre oggi ospita un centro commerciale.
Old Post Office |
Abbiamo letto che al suo interno ci sarebbero svariati
negozi, ristoranti e bar. Grazie ad un ascensore, poi,
sarebbe anche possibile salire gratuitamente sulla torre
dell’orologio, da cui ammirare straordinari scorci
panoramici della città. Tuttavia, nella strade adiacenti c’è
la festa del barbecue, una specie di sagra della grigliata.
Un bel tratto della Pennsylvania Ave e delle strade
adiacenti sono chiuse. Per entrare nell’area della festa
bisognerebbe pagare 15,00 $, ma la cosa non ci attrae più di
tanto, quindi proviamo ad aggirare l’ostacolo, nell’intento
di trovare un varco. |
Quando finalmente ci avviciniamo all’Old Post Office, scopriamo che
è esso chiuso. Quindi, niente da fare. Intanto, sulla Pennsylvania
Ave ci ritroviamo davanti all’ingresso della Federal Bureau of
Investigation ovvero la mitica FBI. Ci facciamo delle foto accanto
al grande stemma posto all’ingresso dell’edificio.
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Federal Bureau of Investigation (FBI) |
Prima di rientrare, facciamo un po’ di spesa allo stesso take away
dove siamo stati ieri sera, il Whole Foods Market, nella I Street
NW, nei presso della stazione metro di Foggy Bottom, dove
acquistiamo anche l’occorrente per due panini da mangiare durante il
viaggio di domani. Quindi, torniamo definitivamente in albergo.
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