Cogliamo l’occasione per osservare ultimi scorci della città, a
bordo del bus, che lasciamo con un pizzico di nostalgia, ma
soddisfatti per quanto abbiamo visto ed apprezzato. Intanto, siamo
già fuori, in autostrada. Fortunatamente, c’è molto traffico in
entrata, vista l’ora, ma in uscita dalla città si procede
regolarmente. Il panorama si fa meno interessante, alquanto
monotono, quindi ci rilassiamo un po’.
In un’ora e trenta di viaggio, ecco che arriviamo a Niagara
Falls, lato canadese. Il bus ferma al terminal che dista circa 15
minuti dal Rainbow Bridge, il ponte che si attraversa per entrare
negli USA. A piedi è un po’ distante, ma sappiamo che ci sono dei
bus di città che collegano il terminal al centro ed ai luoghi di
maggiore interesse in pochi minuti. Individuiamo la fermata ed
aspettiamo il bus navetta, che non tarda ad arrivare. Paghiamo il
biglietto direttamente all’autista (2 $ a testa), a cui chiediamo
conferma che sia il bus giusto;
ci
rassicura e ci promette di avvertirci alla fermata di nostro
interesse. Ma fa di più; poco prima di scendere, egli velocemente ci
indica la strada da percorrere a piedi. Grande! Thanks e…bye, bye...
Giriamo attorno ad un isolato in cui è ubicato un grande
albergo con tanto di casinò, quindi intravediamo già il Rainbow
Bridge. Ci avviciniamo. Alla frontiera canadese, in uscita, non c’è
alcun controllo. Inseriamo solo 50 cents. in un tornello e via.
Rainbow Bridge - Niagara Falls |
Oltrepassiamo la barriera e siamo sul ponte, sul fiume
Niagara, che qui funge da linea di confine tra il Canada e
gli USA, dove ci soffermiamo ad osservare le vicine,
maestose e straordinarie cascate, avvolte da grandi nubi di
vapore che si innalzano dalla base, dove si infrangono le
acque con un gran fragore.
Sulle sponde del Niagara, attorno alle cascate, ci sono le
due cittadine, entrambe chiamate Niagara Falls, che
praticamente vivono di turismo, unite tra loro solo dal
Rainbow, il Ponte.
Le acque del Niagara provengono dal Lago |
Ontario, che a sua volta riceve le acque di vari fiumi
presenti nell’omonima regione canadese, particolarmente ricca di
corsi d’acqua e laghi. Soprattutto in primavera, con lo sciogliersi
delle nevi, il Niagara assume una portata d’acqua davvero rilevante.
Le sua cascate, di fama mondiale, non sono particolarmente alte, ma
impressionano soprattutto per il loro ampio fronte e per la loro
portata, pari, nel periodo di massima piena, a 168.000 metri cubi al
minuto.
Esse, in realtà, sono costituite da tre cascate distinte,
alte poco più di 50 metri: la prima, ampia e lineare, è chiamata
Cascata Americana. Accanto ad essa, poi, ce n’è una molto più
piccola, separata dalla precedente da uno sperone di roccia,
chiamata il Velo Nuziale. Queste sono separate dalla terza
dall’Isola delle Capre, a cui si accede dal lato USA. Infine, tra
l’isola e la sponda canadese c’è il Ferro di Cavallo, la più ampia,
così chiamata per la sua forma semicircolare, ubicata in territorio
canadese.
Tutte sono ben visibili dal Rainbow Bridge, che noi stiamo
attraversando.
Giunti alla frontiera USA, ci sottoponiamo al
controllo di polizia. Ed ecco che, come anticipato
all’inizio, un poliziotto ci chiede di compilare un
documento, un questionario: è l’ESTA. Ci fa anche una foto e
ci prende le impronte digitali. Infine, ci chiede 11,00 $
USA a testa per diritti/imposta. Un pezzo dell’ESTA ce lo
spilla sul passaporto. Manterrà la sua validità per i
prossimi due anni.
Siamo negli USA, finalmente!
Il check-in in albergo sarebbe previsto a partire
dalle 15:00, ma seppure non sia neanche mezzogiorno,
avremmo bisogno di |
Niagara Falls |
posare almeno le valigie.
Quindi, sullo smartphone cerchiamo il 240 della First Street, dove è
ubicato il nostro albergo, il Quality Hotel & Suites at The Falls,
che raggiungiamo a piedi in non più di 10 minuti. Le Cascate sono
vicinissime.
In proposito, c’è da dire che l’albergo lo abbiamo scelto in
base alle recensioni, al rapporto qualità-prezzo, ma soprattutto per
sua ubicazione. Esso, infatti, risultava vicinissimo alla fermata
dei bus, che il mattino successivo, di buon ora, avremmo dovuto
prendere per raggiungere l’aeroporto di Buffalo, da dove alle 11:30
saremmo partiti alla volta di Washington, altra tappa del nostro
tour. Se avessimo soggiornato sul lato canadese, certamente più
carino ed ordinato, sarebbe stato necessario più tempo per
attraversare la frontiera, col rischio di non arrivare in tempo
all’aeroporto.
Fortunatamente, nonostante fossimo in anticipo, in albergo ci
assegnano subito una camera; una doppia, molto ampia, con letti king,
ovvero con due letti da una piazza e mezzo, con tutti i comfort ($.
114,00 per una notte). L’albergo dispone anche di una piscina e di
ristorante; nella hall è sempre disponibile gratuitamente un
distributore di caffè e di the. La struttura è davvero ottima, nel
suo complesso, e comoda per la posizione.
Sistemata velocemente la nostra roba, ripartiamo. Prima di
dirigerci verso le cascate, raggiungiamo il vicino Punto
Informazioni Turistiche, soprattutto per verificare gli orari ed
altri dettagli riguardo al bus, per domani, per raggiungere
celermente l’aeroporto. Abbiamo un po’ di difficoltà a comprendere,
ma capiamo benissimo che col bus è un po’ complicato. Bisogna andare
a Buffalo City e da qui, con un altro bus, raggiungere l’aeroporto.
Ci vuole troppo, circa 2 ore e 30 minuti. Bisognerebbe partire molto
presto. Proviamo a verificare se vi sono alternative, altri mezzi,
rivolgendoci ad un’altra signora dell’InfoPoint. Questa ci sorride e
ci confessa di essere di origine italiana, siciliana, ma che ha
quasi completamente dimenticato la nostra lingua; vive qui da troppo
tempo. Ci consiglia di lasciar perdere i bus e di utilizzare un
taxi, che a prezzo convenzionato, prenotandolo lei per noi, ci
costerebbe 48 $, contro i 30 del bus, con la differenza, però, che
quest’ultimo ci porterebbe all’aeroporto in soli 30 minuti. Non ce
lo facciamo ripetere; accettiamo il suggerimento. La gentile signora
telefona immediatamente e prenota il taxi per le 09:15. Ringraziamo!
Adesso abbiamo da soddisfare un’altra esigenza. Abbiamo fame!
Ci sono molti fast food e ristoranti nelle strade adiacenti
che propongono cucina asiatica, piatti africani e sud americani
oppure i soliti hod dog e patatine. Ma siamo riluttanti verso tutto
ciò. Poi un’insegna in italiano attrae la nostra attenzione: Pizza
da Mario. Ci fidiamo e prendiamo della pizza al taglio, niente male,
che placa il nostro appetito.
Il programma, nel pomeriggio, prevede la visita delle cascate
sul lato statunitense, un giro nel parco col Trolley, il trenino, la
Observation Tower, la torre di osservazione, il Maid of the Mist, il
battello, altre ed eventuali. Dunque, non si può perder tempo;
ripartiamo immediatamente!
Maid of the Mist -
Il Battello |
Raggiungiamo il Visitors Center, all’interno del parco delle
cascate, dove prendiamo una mappa che ci aiuterà ad
orientarci e ad individuare le varie attrazioni di nostro
interesse. Quindi, decidiamo di fare subito il giro in
battello. L’accesso al Maid of the Mist è dalla Observation
Tower, una grande torre affacciata sul fiume, dalla cui
piattaforma si gode una vista panoramica pazzesca. Alla sua
sinistra, vi sono le cascate; alla sua destra, il Rainbow
Bridge; di fronte, la città canadese di Niagara Falls. Con
un ascensore scendiamo fino a raggiungere la
base della torre, nei pressi |
della quale vi è l’approdo dei battelli.
Ci consegnano degli impermeabilini blu e poco dopo saliamo a bordo
del battello. C’è parecchia gente, ma c’è spazio sufficiente per
muoversi e fotografare. Salpiamo! Sulla sponda canadese notiamo
altri battelli. Il nome è il medesimo: Maid of the Mist. La gente,
però, dalla parte canadese indossa impermeabili rossi. Intanto, ci
avviciniamo alla Cascata Americana. Vista da sotto, dalla base, essa
appare ancora più gigantesca. Le acque che si infrangono sulle rocce
fanno un gran fragore. Non abbiamo mai visto niente del genere,
prima d’ora! E’ impressionante.
|
|
|
A bordo del battello
Maid of the Mist |
Proseguiamo, passando davanti al Velo Nuziale. Ai
lati delle due cascate notiamo dei percorsi pedonali, uno dei quali,
quello a destra, apprenderemo successivamente che porta alla grotta
dei venti (Cave of the Winds), un percorso da fare soprattutto
d’inverno, quando non è possibile fare il giro a bordo del battello.
La grotta non è altro che una cavità nella roccia che passa sotto la
cascata, che di tanto in tanto presenta delle aperture dalle quali,
però, non si vede altro che un muro d’acqua e di vapore. Chi l’ha
fatto, l’ha descritta come un’esperienza suggestiva, ma non più di
tanto. Molto meglio, invece, il giro in battello.
Continuando a navigare, ora siamo in prossimità dell’Isola
delle Capre. Il bacino del Niagara, all’ombra del costone, è
pieno di gabbiani. Gli passiamo di fianco, superandoli,
quindi il battello inizia il suo ingresso all’interno del
Ferro di Cavallo. Su tre lati non vediamo altro che acqua,
un muro bianco. Poi siamo avvolti da una nuvola di vapore;
anche il cielo si fa bianco. Siamo completamenti avvolti
dall’acqua. Il battello fa fatica a resistere alle correnti
delle acque che tendono a respingerlo. |
Maid of the Mist |
Siamo quasi fermi, nel vortice, ma i motori sono al massimo. Ci
piove addosso acqua dappertutto e non mi è più possibile scattare
foto, ma tanto ora è tutto bianco, non si vede più nulla.
Proteggo la fotocamera
sotto l’impermeabile. Intanto la gente a bordo si agita, sia per
gioco sia perché il battello, in effetti, si muove un po’ troppo. Il
momento è eccitante. Sembra che la natura stia sfogando tutta la sua
forza. E’ tutto straordinariamente bello, unico. Invertita la rotta,
il battello viene respinto dalla corrente delle acque e si allontana
senza alcuna fatica. Torniamo all’approdo dopo circa 30 minuti di
navigazione davvero speciali.
Una volta a terra, dalla base della torre, seguiamo un
sentiero che si arrampica in salita, avvicinandoci molto alla
Cascata Americana, fino a circa metà della sua altezza. Anche da
qui, panorami stupendi. L’acqua sembra quasi si possa toccare.
Scattiamo altre foto, molte, da ogni angolazione. Quindi,
riprendiamo l’ascensore e torniamo sulla piattaforma panoramica
della torre. Sembra di essere sospesi sopra il fiume. Altre foto.
Piattaforma panoramica e Cascata Americana |
Lasciata la Observation Tower, individuiamo una delle
fermate del Trolley, il trenino che gira nel parco
(biglietto 2 $ a testa), da cui si può liberamente scendere
e risalire. Saliamo a bordo ed iniziamo a girare nel parco,
ma presto ci rendiamo conto che non è molto valido. Perde
troppo tempo alle fermate ed alcune di esse risultano troppo
affollate, ci sono code, nonostante oggi non ci sia
tantissima gente.
Ma intanto ci siamo, quindi decidiamo di restare a bordo e
di arrivare almeno al punto più distante che desideriamo
raggiungere, un punto di osservazione delle cascate ubicato
sull’Isola delle Capre. |
E così facciamo. Poi, da qui, dopo una breve
pausa-gelato, proseguiamo a piedi soffermandoci, di tanto in tanto,
ad osservare le cascate da altri punti di vista, da altre terrazze
panoramiche, fino a giungere in prossimità del Visitors Center.
Quindi, visto che ormai sono quasi le 17:30, decidiamo di rientrare
in albergo per riprenderci un po’.
Alle 19,00 siamo di nuovo “on the road”! E chi ci tiene?
Ci aspetta il lato canadese delle Falls. Superiamo la
frontiera, dopo un rapido controllo da parte delle autorità
canadesi.
Passeggiamo nel Parco della Regina Vittoria, ornato da
giardini molto fioriti e ben tenuti. Tutt’attorno notiamo molti
alberghi, locali, casinò. Spiccano la Minolta Tower e Skylon Tower,
due torri che offrono una panoramica completa delle cascate e non
solo. Sulla seconda, la più alta, ci andremo più tardi, per cena.
Non vediamo l’ora di essere lassù.
Intanto, proseguiamo la nostra piacevole passeggiata
panoramica. Adesso, le cascate sono di fronte a noi, sulla
sponda opposta del fiume, e le apprezziamo ancora meglio, in
tutta la loro ampiezza. |
Parco della Regina Vittoria
Niagara Falls - Lato canadese |
Quando arriviamo di fronte al Ferro di Cavallo, ci
rendiamo contro che non manca molto alle 20:00. Quindi, è ora di
dirigerci verso la Skylon Tower, dove, per quell’ora, abbiamo
prenotato per cena (circa un mese prima, on line, comodamente da
casa).
Skylon Tower - Torre panoramica
Niagara Falls |
La salita alla terrazza panoramica della Skylon Tower costa
10 $ a persona, ma se si ha una prenotazione per uno dei due
ristoranti della torre, l’accesso è gratuito. Quindi, una volta
raggiunta la biglietteria della Skylon Tower, abbiamo mostrato la
nostra prenotazione e, con il Ride to the Top (l’ascensore), abbiamo
raggiunto rapidamente il Summit Suite Buffet, un ristorante
a buffet ubicato a 236 metri di altezza, praticamente “tre
metri sopra il cielo”. All’ingresso del ristorante ci
accoglie un cameriere che ci invita a seguirlo, finché non
ci indica un tavolo ubicato vicino alla vetrata, vista
cascate. |
Wow! Restiamo incantati, senza parole,
affascinati dagli effetti speciali!
Il mondo è tutto sotto di noi, ai nostri piedi. Le cascate,
ora silenziose, sono bellissime viste da quassù. Il Niagara, prima
del grande salto, si allarga moltissimo formando un grande bacino,
al centro del quale c’è l’Isola delle Capre. Ai lati dell’isola,
ecco che l’acqua viene giù, tuffandosi fragorosamente, formando, da
un lato, l’Americana ed il Velo Nuziale, e, dall’altro, l’ancora più
straordinaria cascata del Ferro di Cavallo.
Ceniamo ammirando il panorama, compiaciuti e soddisfatti.
Anche la cena è buona. Il buffet è ricco di pietanze, quindi c’è
ampia possibilità di scelta. Puntiamo soprattutto su piatti a base
di pesce, come gamberi e salmone, ma anche su verdure, purché non
troppo condite. Intanto, inizia a farsi buio e le cascate si
illuminano. Batterie di fari posizionate sulla costa canadese
irradiano fasci di luce dai colori cangianti in direzione delle
cascate. E’ fantastico, surreale, da sogno. Anche la città si
illumina di luci colorate. E’ spettacolare! Soprattutto il lato
canadese è un tripudio di luci. La città appare più grande di quanto
non lo sia davvero. Chiediamo alla cameriera di scattarci una foto
mentre siamo a tavola. Lei, evidentemente molto capace ed esperta,
sale su una sedia e riesce ad inquadrare anche parte di quel
panorama alle nostre spalle. Fantastico!
|
|
|
A cena sulla Skylon
Tower |
Chiudiamo con degli assaggi di dolci, giusto per non farci
mancare nulla. Quindi paghiamo il conto, poco più di 100 $ e,
soddisfattissimi, ci dirigiamo verso l’uscita, verso all’ascensore,
ma la cameriera ci raggiunge e ci suggerisce di andare al piano
superiore, agli indoor and outdoor tower observation deck ovvero
agli osservatori. Ringraziamo ed accettiamo volentieri il
suggerimento. Raggiungiamo la piattaforma esterna, protetta solo da
una grata in acciaio. E’ bellissimo. 360 gradi di panorami
mozzafiato. Restiamo ancora un po’ ad osservare i coloridelle
cascate, della città. Giriamo attorno più volte. Sembra di vivere in
un mondo fantastico, un sogno.
Lentamente, ritorniamo negli USA, pagando il solito balzello
di 50 cent. alla frontiera canadese. Al controllo di polizia, un
agente ci chiede quanto tempo siamo stati in Canada; gli rispondo:
“oh, two hours…”. Toppo divertente!
|