Sicilia: una terra al centro del Mediterraneo, da sempre punto
nevralgico di incontro e di confronto di diversi popoli, provenienti
anche da luoghi lontani, che naturalmente qui hanno trasferito le
loro tradizioni, la loro cultura, i loro gusti architettonici, i loro
prodotti gastronomici e quant’altro.
Una terra che nei tempi ha vissuto alti e bassi, raggiungendo
elevatissimi livelli di civiltà ed importanza sia militare sia
economica nell’intera area geografica, contrapposti però anche a
lunghi periodi di crisi, di oblio, non sempre dovuti alle diverse
dominazioni straniere, ma anche a problematiche di carattere
socio-politico ed economico.
Una regione popolata di antiche città elleniche, puniche, romane,
che oggi ci restituiscono grandi acropoli, necropoli, templi e
reperti archeologici unici al mondo, di straordinaria bellezza ed
importanza.
Una regione che, dopo gli splendori del periodo ellenico e romano, è
tornata protagonista soprattutto in epoca normanna, della quale sono
numerose le testimonianze architettoniche, artistiche e storiche
giunte fino ai nostri giorni. Ma, tra alti e bassi, la Sicilia ha
saputo ancora assumere un ruolo di rilievo fino all’ottocento, di
cui oggi ammiriamo i bei palazzi nobiliari, le splendide chiese
barocche ed ancora la straordinaria bellezza degli edifici in stile liberty,
dei
maestosi teatri e dei monumenti.
Una terra da vivere e da capire, ma così colma di contraddizioni da
apparire spesso incomprensibile. Una terra che eredita i suoi tratti
caratteriali dalla sua stessa storia, nella quale ritengo siano
nascoste, ma non troppo, anche le chiavi del suo riscatto. Accenni
di quel riscatto che fortunatamente appare già evidente in alcune
aree della regione e nelle nuove generazioni, che a persistenti
atteggiamenti di omertà, di corruzione, di assistenzialismo e di
illegalità, non facili da debellare, contrappongono un forte
desiderio di legalità e di rinascita, testimoniato da un gran
fermento imprenditoriale.
Tuttavia, duole constatare che, fatte salve alcune lodevoli
iniziative ed eccezioni, riscontrate soprattutto in Trapani e
provincia, ci è parsa ancora scarsa la consapevolezza delle
potenzialità e delle ricchezze di questa terra, che certamente
meriterebbero di essere maggiormente valorizzate e sfruttate.
Infatti, seppure questo sia un concetto universalmente valido per
tutto il Paese, oggi l’industria più florida della Sicilia potrebbe
essere verosimilmente il turismo. Basterebbe crederci!
Comunque, rimandando tali noiose considerazioni ad altri contesti,
do inizio alla narrazione del nostro tour nella Sicilia Occidentale.
Al riguardo, mi scuso anticipatamente per la lungaggine di questi
appunti di viaggio, forse eccessivamente ricchi di dettagli.
Apparirò prolisso e tanti particolari potranno essere considerati futili, ma ho
cercato di riportare tutto il possibile nella considerazione che
anche una nostra semplice sensazione potrebbe costituire
un’informazione molto utile ad altri viaggiatori che si accingono a
visitare questa splendida regione. Mi sarei dilungato anche oltre,
ma Paola mi ha suggerito di non esagerare, perché poi non li avrebbe
letti nessuno. Sappiate che l’ho ascoltata!
Domenica 23 settembre 2013
Poco prima di mezzogiorno partiamo da Prato, in macchina, diretti a
Napoli, dove ci imbarcheremo sul traghetto della SNAV - Grandi Navi Veloci diretto
a Palermo.
Nei pressi di Roma facciamo una sosta tecnica presso un’area di
servizio, dove mangiamo anche un’insalatona al self-service.
Poco dopo le 17,00 raggiungiamo il porto di Napoli e, mentre Paola
provvede al check-in presso la biglietteria della SNAV, io mi metto
in coda per l’imbarco. Chiaramente, la segnaletica è molto carente,
per non dire quasi assente! Infatti, al suo ritorno, Paola mi
informa che la fila in cui mi sono posizionato è relativa
all’imbarco sulla nave della Tirrenia, che sarebbe partita anch’essa
per Palermo, ma alle 19,30. Il nostro traghetto della GNV, invece,
sarebbe partito alle 20,00, da un molo diverso. Un buon inizio,
direi!
Quindi, grandi manovre nel caos, mentre un signore, che non si
toglie di mezzo, pretende di vendere non so che ai conducenti delle
autovetture in coda. Questa si che è Napoli!
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Finalmente
raggiungiamo il molo giusto, da dove dopo circa mezz’ora ci
imbarchiamo.
La cabina è piuttosto piccina, con spazi molto ristretti, ma
comodissima. E’ dotata di biancheria ed aria condizionata,
quest’ultima fin troppo fredda.
Intanto si son fatte quasi le 20,00, quindi ci portiamo sul
ponte 10, quello più alto, in poppa, da dove c’è una buona
vista panoramica della città, per assistere alla partenza. |
Da una parte il
Vesuvio, con la sua nuvoletta in vetta, a mo’ di cappello, mentre
dall’altra parte, Posillipo. Davanti a noi il Maschio Angioino ed
oltre, il Vomero. Si distinguono anche la Galleria Umberto ed il
Teatro San Carlo.
Tutto il contesto, con la nave che intanto esce dal porto ed il sole
che tramonta alle spalle della città, forma un quadretto bellissimo
e romantico, perfetto per un impressionista.
Una volta che la nave prende il largo, torniamo in cabina e ceniamo
tranquilli. Infatti, abbiamo con noi dell’insalata di riso,
preparata a casa prima di partire, e della frutta fresca.
L’aria condizionata in cabina risulta davvero eccessiva ed io,
nonostante vari tentativi, non riesco a regolarla. Quindi, ci
rivolgiamo ad un assistente di bordo, che intanto è occupato in un
breve show in dialetto napoletano con il commissario di bordo, a cui
assistiamo divertiti. Dopodichè, l’assistente chiama “o’
frigorista”, che immediatamente interviene e risolve il problema. Ma
che rapidità di intervento! Apprezziamo, stupiti!
In prossimità del bar ci intratteniamo per un po’ ad ascoltare della
musica dal vivo, poi decidiamo di andarcene a letto.
Il mare è piuttosto mosso e la nave si muove po’, ma ciò non ci crea
alcun problema. Dormiamo benissimo, come ghiri.
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