In realtà, prevedevamo di partite non prima delle 09,00.
Ed infatti, nonostante la nostra strategia, riusciamo a congedarci
ben oltre l'ora programmata, ovvero dopo una lunga descrizione di
luoghi da visitare a Palermo e di posti dove andare a mangiare.
Peccato, però, che egli non sia riuscito a fornirci un solo preciso
indirizzo, in modo da consentirci di arrivarci, magari utilizzando il nostro
navigatore. Troppo forte Max! Riesce ad irritarmi, ma nello stesso
tempo mi diverte. Ma a dire il vero, un luogo da lui indicato
riusciamo ad identificarlo, anche perché si tratta di una piazzetta
(Piazza dell’Olivella) in cui ci siamo già passati il 24 giugno, il
giorno in cui siamo arrivati a Palermo.
Lasciamo San Vito lo Capo con grande nostalgia, perché anche qui
avremmo volentieri trascorso qualche altro giorno. Ci dirigiamo
verso Segesta, in modo da vistare anche questo sito archeologico,
approfittando del fatto che comunque questa località è ubicata sulla
strada per Palermo, che invece raggiungeremo nel pomeriggio.
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Lungo la strada, riavvicinandoci al mare, notiamo le
indicazioni per Scopello.
Questa località, oltre che per le sue spiagge e le calette
ubicate lungo la costa del suo territorio, rappresenta anche
la porta Sud di ingresso alla Riserva Naturale Orientata
dello Zingaro, dove siamo stati due giorni fa.
Dopo aver fotografato alcuni scorci panoramici della
costa, raggiungiamo anche il centro abitato di Scopello, che
contrariamente a quanto credevamo, non è ubicato in
prossimità della costa, ma su una vicina collina.
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Scopello |
Nel paesino non c’è molto.
Davanti ad una grande fontana, dove ci fermiamo per prendere
dell’acqua, c’è un grande porta, oltre la quale si apre una
piazzetta, chiusa tutt’attorno da edifici, nella quale si
affacciano vari ristoranti, bar e negozi. Oltre questa
piazza non notiamo altro di particolarmente bello ed
interessante.
Quindi, fatto rifornimento d’acqua, ripartiamo, passando
anche da Castellammare del Golfo. |
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Scopello |
Giunti nell’area archeologica di Segesta (l’ingresso costa 6,00 €. a
persona), prendiamo atto del fatto che per raggiungere l’acropoli
sono necessari almeno 25’ minuti di cammino a piedi, in salita,
sotto un sole cuocente. I resti dell’antica città, infatti, si
trovano in cima ad un’altura e la strada per arrivarci è piuttosto
irta. Chiaramente, questa volta optiamo per il bus navetta (il
biglietto costa 1,50 €.), che consigliamo vivamente, soprattutto in
presenza di temperature elevate.
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Il teatro |
Resti del castello
normanno |
Il Tempio Grande |
Area archeologica di Segesta |
L’area archeologica,
in cui vi sono i resti dell’acropoli, è piuttosto circoscritta e per
visitarla è sufficiente un’oretta. Molto bello e ben conservato è il
teatro, dalle cui gradinate si gode una vista panoramica
straordinaria sulla vallata. Vi sono anche i resti del castello di
epoca medievale e la moschea, mentre in prossimità della fermata del
bus navetta vi sono i resti di un tempio ed anche dell’agorà.
Ritornati a valle, dalla biglietteria, ripartiamo a piedi in
direzione opposta, raggiungendo, dopo circa 3-400 metri, il tempio,
denominato Tempio Grande, risalente al V sec. a.c.,
straordinariamente bello ed affascinante.
Al termine della visita, ormai affamati, prendiamo delle arancine ed
un caffè al bar accanto alla biglietteria, quindi lasciamo
definitivamente Segesta e prendiamo l’autostrada per
Palermo,
passando quindi da Capaci, dove oltre il guard rail, una stele
ricorda la strage di stampo mafioso che nel 1992 provocò ma morte
del giudice Falcone, di sua moglie e dei tre agenti di scorta.
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Alle 15,00 circa arriviamo a Palermo, quindi raggiungiamo
subito la foresteria militare, la stessa in cui avevamo
soggiornato lunedì 24 giugno. Qui pernotteremo per altri due
giorni.
In considerazione del gran caldo pomeridiano, decidiamo di
riposarci un paio d’ore, quindi verso le 17,00 usciamo a
piedi e andiamo a visitare la vicinissima Cuba (ingresso 2
€. a persona), un edificio in stile arabo-normanno, quindi
le catacombe dei Cappuccini (ingresso 3,00 €. a persona), un
luogo lugubre, impressionante, un dedalo di gallerie
sotterranee nelle quali sono esposte circa 8.000 salme
imbalsamate di uomini, donne, bambini, vestite di tutto
punto. |
La Cuba |
Le salme, alcune coricate, ma molte anche in
posizione eretta, sono appese ai lati dei muri o collocate
in nicchie. Ci sono salme di appartenenti al clero, oppure a
nobili, di membri di importanti famiglie borghesi, tutte
raggruppate per genere, per età o per classe sociale di
appartenenza. Ci sono ad esempio i militari, le vergini, o i
bambini. Una salma di questi ultimi, racchiusa in una teca,
è davvero impressionante. Dopo un po’ che siamo in queste
gallerie, costantemente osservati da macabri volti, non
vediamo l’ora di riguadagnare l’uscita, la luce. |
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Catacombe dei Cappuccini |
Torniamo
all’esterno. Sulla sinistra del Convento dei Cappuccini notiamo che
vi è il cimitero dei Cappuccini. Dall’altra parte della piazza,
invece, la Chiesa di Santa Maria della Pace, nella quale sta avendo
luogo la celebrazione di un matrimonio. Entriamo un attimo,
anche solo per assistere ad un evento più gioioso, più allegro! La chiesa
è a tre navate ed è stata costruita nel XVI sec. su una preesistente
omonima chiesa di epoca normanna. L’interno è molto bello e ricco di
opere d’arte, di affreschi, ma soprattutto di sepolcri monumentali
in marmo in stile barocco, segno del grande culto dei morti
esercitato dai Cappuccini. E di ciò ce ne siamo resi conto
da un pezzo!
Tornando in Corso Calatafimi acquistiamo due piccoli panini con la
milza (pani ca’ meusa), tipico cibo da strada a Palermo, peraltro
molto buono.
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Per cena, decidiamo di seguire le indicazioni di Max di San
Vito lo Capo, quindi andiamo da Tony u’stigghiaro, in Piazza
dell’Olivella, nella Vucciria. Una trattoria popolare molto
alla buona, con tavolini di plastica messi lì nella
piazzetta, sotto grandi ombrelloni, ed un bancone-frigo nel
quale sono esposte varie specialità a base di carne e
verdure. Accanto, sempre in strada, la griglia che emana
fumi ed aromi, attirando l’attenzione dei passanti.
Ci serve Tony in persona, al quale porgiamo i saluti di Max,
che ci ha raccontato di venire spesso in questo posto.
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Tony u' stigghiaro |
E
infatti, Tony gradisce e ci chiede di ricambiare.
A dire il vero, secondo me, lui non ha la minima idea di chi sia
Max. Tuttavia, sembra avere nei nostri confronti un occhio di
riguardo.
Seguendo il suo consiglio, mangiamo della stigghiola (che
assolutamente desideravamo assaggiare), che sarebbe un involtino
fatto con budella di agnello, ed altre specialità, tra cui delle
fettine di carne avvolte attorno a piccoli porri (ottimi anche
questi). Il tutto grigliato ed accompagnato da verdure, cotte allo
stesso modo, e da un buon vino rosso (35 €. il conto).
Dopo cena facciamo
due passi, fino a raggiungere la bellissima piazza Pretoria, che di
sera, illuminata dalle tante luci, è quasi più bella che di giorno.
Poi, lentamente, passo dopo passo, torniamo a riprendere la
macchina, che avevamo lasciato nelle vicinanze di Porta Carini,
dietro il Teatro Massimo.
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