passiamo davanti alle Cantine Florio, una delle più rinomate aziende
produttrici del Marsala. Qui ci sarebbe la possibilità
di visitare le cantine e di fare delle degustazioni, ma l’argomento
non ci interessa più di tanto, quindi proseguiamo.
Raggiungiamo così il lungomare, percorrendone un buon tratto, finché
non siamo all’altezza del centro storico, in prossimità di Porta
Garibaldi, dove quindi parcheggiamo.
E, varcando a piedi la Porta Garibaldi, entriamo nella zona pedonale
ovvero in Via Garibaldi. Il centro storico ci fa subito una bella e
piacevole impressione; è ben tenuto, pulito, colmo di bei negozi e
botteghe, ed è vivace, pieno di gente. Proseguiamo su Via Garibaldi
e sulla destra notiamo un grande palazzo con delle bandiere: è il
Comune. Varcato il grande portale ci ritroviamo in un grande
cortile, con dei giardini, attorno ai quali, al piano terra, si
leggono le indicazione dei vari uffici aperti al pubblico. Molto
carino!
|
Più avanti, in
fondo a Via Garibaldi, arriviamo dinanzi al Duomo, la Chiesa
Madre di Marsala, edificata nel XII sec. in onore di San
Tommaso di Canterbury. La Chiesa, oggi, si presenta a croce
latina, a tre navate, con ampie cappelle che si susseguono
nelle navate laterali, ma in realtà la struttura originaria
doveva essere molto diversa.
Essa, infatti, ha subito nel tempo numerosi rimaneggiamenti
ed ampliamenti, assumendo tale forma ed uno stile
prettamente barocco, seppure molto sobrio. |
Il Duomo di Marsala |
Tali lavori di
ampliamento, peraltro, hanno creato notevoli problemi di stabilità
alla struttura, tanto da provocarne il crollo della grande cupola
centrale nel XIX sec., che venne ricostruita definitivamente solo
nella metà del XX sec..
All’interno non mancano importanti opere d’arte e sculture,
provenienti anche da altre chiese, che aiutano a tracciare un
profilo della cultura artistica della Sicilia dal XV sec. in poi.
Lasciata la Chiesa Madre, proseguiamo raggiungendo il vicino
Complesso Monumentale San Pietro, un ex convento di suore
Benedettine, accuratamente ristrutturato. Esso attualmente ospita il
Museo Civico con una sezione risorgimentale-garibaldina, in cui sono
custoditi cimeli, armi, divise e documenti riguardanti l’impresa di
Garibaldi e dei suoi Mille, una sezione archeologica, in cui sono
esposti reperti rinvenuti in mare ovvero nell'acropoli di Lilybeo, l’antica città ellenica ubicata sullo
stesso territorio dell’attuale centro abitato marsalese, ed una
sezione dedicata alle tradizioni popolari ed all’opera dei pupi, in
cui sono esposti alcuni costumi storici marsalesi tutt’ora
utilizzati nel periodo pasquale, in occasione delle rievocazioni
della Passione di Cristo.
Gli accessi al
Complesso e la visita delle sue aree museali sono
completamente gratuiti ed assistiti da guide. Bravissima la
ragazza (una archeologa volontaria) che ci ha accompagnato
nel museo archeologico, che ci ha saputo trasmettere anche
un pizzico della sua passione.
Uscendo dall’ex convento torniamo in Piazza Loggia, quindi
ripercorriamo Via Garibaldi, fino a raggiungere di nuovo
l’omonima Porta. Guardando essa, sulla sua sinistra, notiamo
una piazzetta su cui si affaccia un portale, sul quale è
scritto “Antico Mercato”. |
|
Complesso Monumentale
San Pietro |
Oltre il portale,
botteghe di frutta e verdure, spezie, macellerie e pescherie. Un
potpourri di profumi e di colori della Sicilia.
Ritornando nella piazzetta, notiamo gente in coda davanti ad una
friggitoria; fanno pani e panelle! Possiamo resistere alla
tentazione? Li servono col ketchup oppure col limone, ma una signora
in coda ci suggerisce di prenderlo al limone, dal vero carattere
siciliano. E così sia! Prendiamo un solo panino e chiediamo
gentilmente di dividercelo in due. Lo troviamo buono, ma nulla di
straordinario. Le panelle sembrano fette di polenta fritta, ma in
realtà sono fatte di farina di ceci, patate e spezie. Comunque, se
si visita la Sicilia, “vanno assaggiate”, come uso sempre dire
riguardo alle specialità gastronomiche tipiche dei luoghi che
visitiamo; “vanno assaggiate”! Con la solenne promessa, poi, di
metterci rigorosamente a dieta una volta tornati a casa. Promessa,
ovviamente, che non sarà mantenuta!
Da Porta Garibaldi proseguiamo addentrandoci nei vicoli del centro
storico, passando davanti alla Chiesa del Purgatorio (chiusa), di
fianco alla quale ci soffermiamo a guardare degli scavi che hanno
riportato alla luce i resti di edifici di epoca romana. Proseguendo,
sbuchiamo in Via XI Maggio, altra direttrice del centro storico che,
da Piazza Loggia, conduce a Porta Nuova.
Lungo Via XI Maggio entriamo in una gastronomia e mangiamo delle
ottime arancine al ragù, quindi raggiungiamo Porta Nuova, di fronte
alla quale spicca il moderno Teatro Impero. Intorno ad esso, tutta
recintata, l’area archeologica su cui un tempo sorgeva l’antica
Lilybeo.
|
|
|
Baglio Anselmi
Museo archeologico - Sito archeologico di Lilybeo |
Da qui, decidiamo di
recuperare la macchina e di avvicinarci al Baglio Anselmi (ingresso
a pagamento – 4,00 €. a testa), sul lungomare, altro importante
museo archeologico cittadino che intendiamo visitare, nel quale sono
custoditi soprattutto reperti locali (dell’antica Lilybeo), ma anche
provenienti da altri siti limitrofi, nonché anfore ed oggetti
recuperati in mare ed anche i resti di una nave da guerra punica.
Al riguardo, è da evidenziare che Lilybeo non era altro che la nuova
città punica fondata dai superstiti della vicina Mozia, andata
distrutta per mano di Dionisio.
Pertanto, essendo prima Mozia e poi Lilybeo uniche avanguardie
puniche sul territorio siciliano, i reperti archeologici esposti nel
Baglio Anselmi risultano straordinariamente importanti in quanto
unici.
Nel primo pomeriggio raggiungiamo la Riserva dello Stagnone, un’area
in cui si susseguono per chilometri saline, tra le quali spiccano
dei bellissimi mulini a vento.
|
Questi ultimi servivano per azionare le pompe che spingevano
l’acqua del mare nelle varie vasche di essiccazione. Il
paesaggio è a dir poco fiabesco. Proseguendo lungo la strada
che costeggia le saline, raggiungiamo l’imbarcadero, un
canale da dove salpano piccoli battelli che conducono i
visitatori sull’isola di Mozia, sulla quale sorgeva la prima
ed unica antica città punica, costantemente minacciata dalla
presenza delle vicine città elleniche, come Selinunte e
Segesta. |
Riserva dello Stagnone |
Lasciamo la macchina
al parcheggio di fronte all’imbarcadero (1,00 €.) e prendiamo il
piccolo battello che in pochi minuti raggiunge l’Isola di Mozia
(5,00 €. a testa). All’ingresso dell’area archeologica, gestita dal
FAI, paghiamo altri 9,00 €. a persona. All’interno, in un Baglio
(edificio o complesso di edifici con giardino, il tutto circondato
da mura) sono esposti altri reparti archeologici, molti ritrovati
sull’isola, altri in mare, altri ancora provenienti da altre antiche
città limitrofe, soprattutto da Lilybeo. In altri edifici, invece,
sono esposti attrezzi agricoli più o meno antichi.
Dopo una breve visita del Baglio (delle sale espositive accessibili
al pubblico) decidiamo di fare un giro sull’isola. Lungo il
percorso, in vari punti incontriamo scavi tutt’ora in corso, quindi
tracce di antichi edifici e tombe.
Tutto molto bello e storicamente
interessante, ma sinceramente, dopo aver visitato siti come
la Valle dei Templi,
Selinunte ed anche vari musei
archeologici, tutto ciò ci pare piuttosto ripetitivo ed
anche di minore interesse (forse perché siamo un po’
assuefatti). Più piacevole, invece, la passeggiata
sull’isola, lungo la quale, però, non essendoci molte
indicazioni, riscontriamo qualche difficoltà nel ritrovare
la strada di ritorno al Baglio e, quindi, all’imbarcadero.
Non c’è modo di perdersi, perché l’sola è piuttosto piccola,
ma girare a vuoto sotto il sole è molto faticoso.
|
|
Isola di Mozia - Area
archeologica |
Alle 16,00 circa parte un battello, quindi decidiamo di prenderlo e
ritorniamo sulla terra ferma che, ripensandoci, anch’essa è
un’isola.
In realtà, Mozia, almeno in passato, non era raggiungibile solo via
mare, ma anche via terra. Infatti, un’antica strada lastricata,
lunga circa 7 km., è tuttora esistente appena sotto il livello
dell’acqua, tanto che vi sono alcune vecchie foto che ritraggono
carretti trainati da cavalli che sembrano camminare sull’acqua. La
strada sarebbe ancora praticabile a piedi, partendo da Birgi,
facendo molta attenzione a seguire i cippi che emergono dall’acqua.
Noi preferiamo proseguire, costeggiando le saline, per avvicinarci
sempre più a Trapani, dove pernotteremo.
Lungo la strada incontriamo un altro imbarcadero. Dal parcheggio
annesso sarebbe stato possibile raggiungere a piedi anche un mulino
a vento, visitabile, adibito a Museo del sale. Ma ho solo scattato
delle foto, poi sono risalito in macchina e siamo ripartiti. Se
avessimo voluto fermarci anche soli 5 minuti, avremmo dovuto pagare
di nuovo il parcheggio. Infatti, un parcheggiatore era già lì, in
agguato. Qui in Sicilia, più volte abbiamo avuto la sensazione di
essere polli da spennare!
Poco dopo le 17,00 arriviamo al B&B Il Cavaliere, ubicato in città,
ma a circa 2 km. dal centro storico, in una zona piuttosto
tranquilla. L’edificio è nuovo, con camere molto ampie, pulitissime
e dotate di ogni comfort. Peraltro, abbiamo scelto questo B&B
soprattutto perché dotato di parcheggio privato. Infatti, intendiamo
trascorrere i prossimi due giorni a Favignana, lasciando la macchina
a Trapani. E Piero, il titolare del B&B, ci ha confermato la
disponibilità del suo parcheggio privato (5,00 €. al giorno) anche
per i giorni che saremo a Favignana. La soluzione si è rivelata
ottima, anche perché, l’alternativa consisteva nello spendere 10 €.
al giorno lasciando la macchina in strada, in un parcheggio a
pagamento in prossimità del porto.
Inoltre, Piero è stato gentilissimo e disponibilissimo. Infatti,
oltre a fornirci utili informazioni sulla città, il mattino
successivo si è offerto di accompagnarci al porto con la sua
automobile, evitandoci il trasferimento con i mezzi pubblici, con
valigie, borse e quant’altro. Ed altrettanto ha fatto al ritorno.
Come d’accordo, è venuto a prelevarci al porto e ci ha riportati al
suo B&B, dove abbiamo pernottato ancora.
Per cena vorremo andare alla Trattoria San Pietro, consigliata da
amici pratesi di origine trapanese. Tuttavia, non c’è posto, quindi
prenotiamo già per domenica prossima, ovvero quando torneremo da
Favignana. Intanto, prima di andare in centro, decidiamo di andare a
visitare Erice, da cui speriamo di goderci uno spettacolare e
romantico tramonto. Vorremmo quasi prendere la funivia, ma per non
essere condizionati dagli orari di esercizio di quest’ultima,
decidiamo di andarci in macchina.
E lungo la strada,
in effetti, il panorama si fa sempre più mozzafiato, ma raggiunta la
vetta del monte, e soprattutto il centro storico di Erice,
spiacevole sorpresa! Una fitta coltre di nebbia inizia ad
avvolgerci, mentre in basso c’è così tanta foschia, che
all’orizzonte il mare e la terra sembrano tutt’uno. Anche il sole si
è nascosto; appena si percepisce la sua posizione.
Un vero peccato! Ma pare che qui, questo fenomeno si verifichi molto
spesso!
Il centro storico di Erice è molto bello. E’ un piacere perdersi per
i suoi vicoli, tra salite e discese, per poi ritrovarsi, per dolce
destino, davanti alla pasticceria di Maria Grammatico e restarne
incantati. Chi mai resisterebbe a tali tentazioni? Oh come si fa?
Le pasticcerie Grammatico, in realtà, sono due, entrambi
appartenenti alle sorelle Grammatico. I loro dolci di mandorla e
pistacchio, almeno a prima vista, devono essere davvero
straordinari, ma la loro specialità assoluta è la “Genovese”. Pare
che la loro sia la più buona in assoluto. E noi non ce la perdiamo!
Ma ce la facciamo incartare e ce la riserviamo per il dopo cena,
mentre lì, al momento, degustiamo dei mignon, anch’essi buonissimi.
|
Inoltre, acquistiamo un sacchetto di mustaccioli, dei biscotti
durissimi da mangiare a colazione, imbevuti nel latte; ma questi, a
dire il vero, seppure buoni, li abbiamo apprezzati un po’ meno.
Dietro il banco della pasticceria, a servire, due ragazze
gentilissime; pare siano le nipoti di una delle sorelle Grammatico.
Terminiamo la visita di Erice presso i Giardini del Balio, davanti
al normanno Castello di Venere, da dove, se non fosse per la nebbia
e la foschia che intanto ha quasi totalmente avvolto la città,
assisteremmo certamente ad un tramonto indimenticabile. |
Erice - Pasticceria Grammatico |
Nonostante
tutto, la città sotto di noi è ben visibile ed appare molto estesa e
slanciata verso il mare. Infatti, tutto il centro storico di Trapani
è praticamente una penisola, una lingua di terra che si allunga in
mare e che termina in corrispondenza della Torre di Ligny, la punta
estrema.
Dopo aver fotografato abbondantemente il paesaggio, più autunnale
che estivo, ed il panorama, torniamo in città passando davanti a
quel luogo che ben 30 anni fa costituì il mio primo approccio con
mondo militare: la caserma, allora sede del 60° Battaglione
Addestramento Reclute “Col di Lana”, ora sede di un altro reparto
dell’Esercito. Quanti ricordi! E quanto è cambiata la città! A quel
tempo la caserma era in periferia, oggi è quasi in centro. La città
è cresciuta incredibilmente ed è diversa,
evoluta, pulita ed ordinata.
Raggiunto il centro, parcheggiamo nella grande Piazza Vittorio
Veneto e ci incamminiamo per via Garibaldi, quindi per via Torrearsa,
ed infine per via Vittorio Emanuele, lungo le quali ci stupiamo, ci
meravigliamo. Tutto appare curato, gli edifici, almeno nelle vie
principali, sono tutti ristrutturati. Il centro è un salotto.
Complimenti!
Nei miei remoti ricordi, Trapani era molto diversa.
Nell’area pedonale, tanti negozi, tanta gente, bar, pub, ristoranti.
Passeggiare per quelle vie, oggi, è molto piacevole. |
|
Trapani - Centro storico |
Per cena un collega trapanese ci aveva consigliato anche un altro
locale: la Pizzeria Mediterranea. Perché no! Anche perché, pare che
qui facciano anche altre prelibatezze, oltre alle pizze. Decidiamo
di andarci, convinti che si trovi in centro, ma quando
la individuiamo sul navigatore, ci rendiamo conto che non è così
vicina, quindi dovremmo andarci in macchina. Ci rifiutiamo! Quindi
optiamo per il Ristorante Quartiere San Lorenzo, accanto alla
Cattedrale, in Via Vittorio Emanuele. La cucina si rivela senza
infamia e senza lode, ma la posizione è ottima; siamo seduti fuori,
su una bellissima strada di passeggio. Ordiniamo un menù fisso,
sempre a base di pesce, comprendente una pasta alle melanzane, spada
e menta, una tagliata di tonno all’agrodolce, insalata mista e
macedonia (50,00 €. per 2).
Dopo cena, facciamo ancora due passi per il centro storico ed una
breve sosta da Colicchia, per un gelato, in via Torrearsa, posto
rinomatissimo soprattutto per le granite.
|