soprattutto nelle
ore di punta, sono un miraggio. Non è difficile, infatti, trovare
macchine lasciate in doppia o addirittura in terza fila, che
pertanto creano ulteriore difficoltà alla circolazione. E poi c’è la
piaga dei parcheggiatori abusivi, che spuntano fuori non appena ci
si avvicina ad un’area di parcheggio e che spesso invitano gli
automobilisti a lasciare la propria autovettura anche in spazi
riservati, o sui marciapiedi. Riguardo al traffico, Palermo è una
vera giungla, una città davvero difficile.
Ma a Palermo non è semplice neanche prendere un bus. Dopo 15 minuti
che aspettiamo che ne passi uno che da Corso Calatafimi ci porti
poco più giù, almeno fino a Piazza Indipendenza, desistiamo.
I cartelli degli orari indicano la frequenza dei vari autobus,
peraltro molto elevata, ma non riportano l’ora. In parole povere,
non è dato sapere se un autobus con una frequenza di 40 minuti sia
appena passato, arriverà da lì a poco o passerà tra mezz’ora? Boh,
mistero!
Decidiamo di incamminarci a piedi, percorrendo circa 1,5 km. in non
più di 15 minuti.
La Cattedrale è immensa ed incanta per la sua straordinaria
bellezza. Dedicata alla Santa Vergine Maria Assunta, è il principale
luogo di culto cittadino. Edificata nel XII sec., su una chiesa
preesistente, è stata più volte rimaneggiata in seguito, ma
soprattutto l’interno è stato radicalmente rifatto nel XVIII sec..
Infatti, in essa sono apprezzabili diversi stili architettonici,
ognuno risalente al periodo in cui tali rimaneggiamenti sono stati
eseguiti.
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Nella Cattedrale, in una cappella, è custodito anche il
reliquario (le ossa) di Santa Rosalia, patrona della città,
a cui i palermitani sono molto devoti. Entrando, a sinistra,
invece, vi sono 4 sepolcri di re normanni, tra cui quello
del grande Imperatore Federico II, morto in Puglia, ma
seppellito qui a Palermo.
In una cappella laterale, è esposto il sepolcro di
Don Pino Puglisi, ucciso nel 1993 per mano della mafia.
Egli, per il suo costante ed instancabile impegno evangelico
e sociale soprattutto a favore dei palermitani, nel maggio
scorso è stato proclamato Beato. |
Sepolcro dell'Imperatore
Federico II |
Dopo aver visitato anche i tesori della Cattedrale e le catacombe,
ci portiamo nei giardini esterni, nei quali, di lato, è in corso
l’allestimento del carro su cui il prossimo 15 luglio, durante il
389° Festino di Santa Rosalia, sarà portato in processione il
reliquario della Santa.
Lasciata la Cattedrale, decidiamo di visitare
qualcosa di più caotico, folkloristico e popolare: il
mercato di Ballarò.
Addentrandoci nelle viuzze dell’Albergheria, ci ritroviamo
in una via colma di banchi, soprattutto fruttivendoli,
pescivendoli e macellai, ma anche di altre merci. Il via vai
di gente, che di banco in banco cerca dove meglio fare i
propri acquisti, è straordinario. E di tanto in tanto
partono le abbanniate, ovvero i chiassosi richiami dei
commercianti che intendono guadagnarsi l’attenzione dei
passanti, delle quali comprendiamo poco, ma ne capiamo
benissimo il senso. |
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Mercato di Ballarò |
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Seppure qui sia possibile mangiare qualcosa, preferiamo
evitare, dato che non ci pare che ci sia molta igiene.
Quindi, decidiamo di raggiungere piazza San Francesco, nella
quale vi è l’Antica Focacceria San Francesco, che offre una
buona varietà di cibi tipici siciliani, anche da strada. Qui
prendiamo un misto di cazzilli (patate e farina di ceci,
fritte, altrove chiamate panelle), crocchette di patate,
pani ca’ meusa (mignon), sarde beccafico e arancine
(mignon), che abbiamo mangiato comodamente seduti nella
graziosa piazzetta. |
Antica Focacceria San
Francesco |
Più tardi, passo dopo passo, raggiungiamo Piazza Bellini, quindi
Piazza Pretoria e Piazza Vigliena (i quattro canti), proseguendo per
un po’ su via Vittorio Emanuele, fino quasi a raggiungere di nuovo
la Cattedrale. Da qui, addentrandoci nelle vie del Capo (altro
quartiere del centro), raggiungiamo Piazza dei Beati Paoli, da dove
ha inizio un altro tipico mercato popolare cittadino, quello,
appunto, del Capo, anch’esso molto animato e simile a quello di
Ballarò.
Proseguendo, raggiungiamo l’altra estremità
del mercato, ma prima di arrivare in fondo, a Porta Carini,
ci rendiamo conto che da una traversa sulla nostra sinistra
si intravede il Palazzo di Giustizia.
Ci avviciniamo all’imponente complesso, suddiviso in due
grandi edifici, separati da Piazza della Memoria, al centro
della quale spicca un monumento commemorativo; tutt’attorno,
leggiamo i nomi dei magistrati vittime della mafia. Vengono
i brividi! |
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P.zo di Giustizia -
Piazza della Memoria |
Torniamo nel mercato, quindi a Porta Carini, e da qui, scendendo per
via Volturno, giungiamo in Piazza Giuseppe Verdi, nella quale vi è
il Teatro Massimo, presso la cui biglietteria prenotiamo una visita
guidata (8,00 €. a persona) per le 15,30. Nell’attesa, decidiamo di
rilassarci una mezzora al Caffè Ruvolo, dove ci gustiamo un’ottima
granita al limone, con vista sul Teatro Massimo.
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L’intero
complesso architettonico, comprese le sale, le scale
monumentali, gli ambienti di rappresentanza etc, fa si che
questo sia il più grande teatro lirico d’Italia ed il terzo
più grande d’Europa. E’ davvero una magnificenza, tanto che
quando fu edificato esso suscitò molte invidie. La sua
costruzione, ad opera dell’architetto Giovan Battista
Filippo Basile, al quale poi subentrò suo figlio Ernesto, fu
commissionata dalla città nel 1864 per celebrare l’Unità
d’Italia, ma i lavori iniziarono solo nel 1875 e si
protrassero fino al 1891. |
Teatro Massimo |
Molti furono gli artisti che collaborarono e contribuirono a rendere
così straordinari gli allestimenti e le decorazioni dell’intero
edificio, ma soprattutto della platea, costituita da 5 ordini di
palchi e galleria. La grande sala è arricchita da stucchi, dipinti e
tantissime decorazioni. Il soffitto, poi, è molto particolare, in
quanto costituito da grandi pannelli lignei affrescati (a forma di
petali) che, mossi verso l’alto da un meccanismo, assicurano alla
platea l’areazione dell’ambiente, senza la necessita di altri
sistemi di areazione forzata.
Durante la visita, la nostra guida ci conduce anche nel palco reale,
da dove proviamo l’emozione di osservare l’intera platea da un punto
di vista molto privilegiato. Peraltro, apprendiamo che oggi
chiunque può usufruire del palco reale, purché lo acquisti per
intero. Il suo costo per uno spettacolo di lirica, mediamente, si
aggira sui 3.000 €. circa.
La visita, che dura circa mezzora, è interessante, ma il prezzo è un
po’ eccessivo, tanto più che non è permesso scattare foto.
Lasciato il Teatro Massimo alle nostre spalle, prendiamo via Maqueda
e raggiungiamo di nuovo Piazza Bellini, su cui si affacciano tre
importanti e bellissime chiese, tutte diverse per stile
architettonico: la Chiesa di Santa Caterina, già visitata lun. 24
giugno, la Chiesa di S. Maria dell'Ammiraglio o San Nicolò dei
Greci, detta la Martorana, e la Chiesa di San Cataldo.
Per iniziare, siamo entrati in San Cataldo,
un modesto edifico sovrastato da tre cupole rosse, spesso
utilizzato come testimonial per rappresentare la Palermo
normanna. L’interno è costituito da tre brevi navate; su
quella centrale si susseguono le tre cupole, divise da
colonne. Le pareti sono costituite da pietra arenaria e
risultano molto sobrie, spoglie.
La Chiesa fu costruita nel XII sec. e per molto tempo, fino
al 1787, fu affidata alla cura dei monaci Benedettini di
Monreale.
Successivamente, invece, l’edifico
ha vissuto |
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Chiesa di San Cataldo |
varie vicissitudini, fino
ad essere utilizzato anche come ufficio postale. Tuttavia,
nel 1882, la Chiesa è stata totalmente ristrutturata,
riacquisendo il suo stile architettonico originario, ed è
tornata ad essere luogo di culto.
Oggi, San Cataldo è affidata all’Ordine Equestre del Santo
Sepolcro di Gerusalemme.
Subito accanto a San Cataldo, la
Martorana, una chiesa cattolica di rito greco-bizantino.
La chiesa fu edificata nel XII sec., per volere di Giorgio
d’Antiochia, un grande ammiraglio siriaco di fede ortodossa
al servizio del re normanno Ruggero II, accanto ad un
monastero Benedettino fondato dalla nobildonna Eloisa
Martorana. Per tale motivo, essa, dedicata alla Madonna, è
chiamata Santa Maria dell’Ammiraglio o più comunemente
Martorana.
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Chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio (detta
la Martorana) |
La Chiesa è oggi uno dei più bei esempi di chiese bizantine del
medioevo in Italia, nonostante col tempo sia stata arricchita con
opere artistiche di diverso gusto, tanto da essere evidenti
sovrapposizioni di diversi stili architettonici. La Martorana,
infatti, è considerata oggi una chiesa-monumento di rilevante
interesse artistico, architettonico e storico.
Davvero straordinari sono i numerosi mosaici policromi presenti
all’interno, tra i più antichi in Sicilia, così come molto
particolare è il coro (un soppalco) presente all’ingresso, risalente
al XVI sec., chiuso da grandi grate, da dietro le quali le suore
Benedettine potevano assistere alla messa senza essere viste. Sia il
coro, che il sottocoro, sono arricchiti da bellissimi affreschi.
Mentre noi usciamo, nella chiesa hanno luogo i preparativi per la
celebrazione di un matrimonio, mentre alcuni parenti degli sposi
iniziano ad entrare.
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Da piazza
Bellini, passando per l’ennesima volta dalla bellissima
Piazza Pretoria, raggiungiamo la vicinissima Piazza Vigliena
(dei Quattro Canti), su cui si affaccia la Chiesa di San
Giuseppe dei Teatini, nella quale entriamo un attimo. Anche
qui c’è un matrimonio, quindi non possiamo visitare la
chiesa liberamente. Peccato, perché anche questa è molto
bella! Essa è stata costruita nel XVII sec. in stile barocco
ed è ricca di affreschi, stucchi, gruppi scultori e
bassorilievi. |
Piazza Pretoria |
L’interno è
molto ampio, a tre navate, con cappelle laterali.
Dall’esterno, è ben visibile la sua grande cupola centrale,
mentre sull’angolo sinistro della facciata è ricavato uno
dei Quattro Canti di Piazza Vigliena, ovvero quello che
rappresenta il quartiere dell’Albergheria.
Tornati su Via Vittorio Emanuele prendiamo un bus che ci
porta fino a Piazza Indipendenza. Da qui, con un altro
autobus, raggiungiamo la foresteria in Corso Calatafimi.
A piedi ci avremmo messo senz’altro meno, ma non ce la siamo
sentita. Troppo stanchi. |
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Chiesa di San Giuseppe
dei Teatini |
Per cena, grazie alle recensioni lette su TripAdvisor, andiamo alla
Trattoria ai Cascinari (vivamente consigliato), un ottimo
ristorante, dove mangiamo benissimo. Qui ordiniamo un antipasto di
fritto misto con moscardini, gamberetti e calamaretti, un calamaro
ripieno e spiedini di pesce spada con contorno di insalata pantesca,
il tutto accompagnato da vino ed acqua. E nell’attesa del conto
(43,00 €.), il cameriere ci porta degli ottimi biscottini.
Dopo cena, approfittando del fatto che è ancora presto, decidiamo di
fare un giro a Mondello.
Raggiunta la frequentatissima località balneare, che dista circa 20
minuti di macchina da Palermo, non è facile trovare un posto dove
parcheggiare. Anche qui, molti parcheggiatori abusivi, uno dei quali
ci invita a posteggiare in uno spazio per autobus, riservato ad un
grande albergo, che però al momento, ci assicura il parcheggiatore,
non è utilizzato. Ci fidiamo, anche perché non intendiamo fermarci
molto. Il lungomare è molto animato, colmo di gente, locali,
ristorantini, bar e gelaterie, e banchi che vendono bigiotteria e
molto altro. Qui, nelle sere d’estate, si riversa una buona parte
dei palermitani, soprattutto giovani.
Facciamo una bella passeggiata sul lungomare, arrivando fino allo
Stabilimento Balneare, un edifico in stile liberty molto
particolare, tutt’ora alla moda e frequentatissimo, almeno di sera.
La sua terrazza affacciata sul amare, costruita su palafitte,
adibita a ristorante e bar, è colma di gente.
Alle 23,00, ormai stanchi, decidiamo di fare rientro a Palermo.
Lungo la strada di ritorno, una lunga coda di macchine ancora tenta
di raggiungere Mondello.
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