Rubilandia.it - Alla scoperta di nuove terre

Registrati   |   Login

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Contatta gli autori via e-mail

     

Venerdì 5 luglio 2013
 

La giornata non poteva che iniziare dalla Pasticceria Cappello, per la colazione.
Poi, volendo visitare la Cattedrale, proviamo a cercare un parcheggio in prossimità di essa, ma niente da fare. Abbiamo girato inutilmente per circa un’ora, finché non abbiamo deciso di riportare la macchina presso la foresteria e di tornare alla Cattedrale con mezzi pubblici.
Il traffico di Palermo è  caotico  ed  i parcheggi,

Palermo - La Cattedrale

 soprattutto nelle ore di punta, sono un miraggio. Non è difficile, infatti, trovare macchine lasciate in doppia o addirittura in terza fila, che pertanto creano ulteriore difficoltà alla circolazione. E poi c’è la piaga dei parcheggiatori abusivi, che spuntano fuori non appena ci si avvicina ad un’area di parcheggio e che spesso invitano gli automobilisti a lasciare la propria autovettura anche in spazi riservati, o sui marciapiedi. Riguardo al traffico, Palermo è una vera giungla, una città davvero difficile.
Ma a Palermo non è semplice neanche prendere un bus. Dopo 15 minuti che aspettiamo che ne passi uno che da Corso Calatafimi ci porti poco più giù, almeno fino a Piazza Indipendenza, desistiamo.
I cartelli degli orari indicano la frequenza dei vari autobus, peraltro molto elevata, ma non riportano l’ora. In parole povere, non è dato sapere se un autobus con una frequenza di 40 minuti sia appena passato, arriverà da lì a poco o passerà tra mezz’ora? Boh, mistero!
Decidiamo di incamminarci a piedi, percorrendo circa 1,5 km. in non più di 15 minuti.
La Cattedrale è immensa ed incanta per la sua straordinaria bellezza. Dedicata alla Santa Vergine Maria Assunta, è il principale luogo di culto cittadino. Edificata nel XII sec., su una chiesa preesistente, è stata più volte rimaneggiata in seguito, ma soprattutto l’interno è stato radicalmente rifatto nel XVIII sec.. Infatti, in essa sono apprezzabili diversi stili architettonici, ognuno risalente al periodo in cui tali rimaneggiamenti sono stati eseguiti.

Nella Cattedrale, in una cappella, è custodito anche il reliquario (le ossa) di Santa Rosalia, patrona della città, a cui i palermitani sono molto devoti. Entrando, a sinistra, invece, vi sono 4 sepolcri di re normanni, tra cui quello del grande Imperatore Federico II, morto in Puglia, ma seppellito qui a Palermo.
In una cappella laterale, è esposto il sepolcro di Don Pino Puglisi, ucciso nel 1993 per mano della mafia. Egli, per il suo costante ed instancabile impegno evangelico e sociale soprattutto a favore dei palermitani, nel maggio scorso è stato proclamato Beato.

Sepolcro dell'Imperatore Federico II

Dopo aver visitato anche i tesori della Cattedrale e le catacombe, ci portiamo nei giardini esterni, nei quali, di lato, è in corso l’allestimento del carro su cui il prossimo 15 luglio, durante il 389° Festino di Santa Rosalia, sarà portato in processione il reliquario della Santa.

Lasciata la Cattedrale, decidiamo di visitare qualcosa di più caotico, folkloristico e popolare: il mercato di Ballarò.
Addentrandoci nelle viuzze dell’Albergheria, ci ritroviamo in una via colma di banchi, soprattutto fruttivendoli, pescivendoli e macellai, ma anche di altre merci. Il via vai di gente, che di banco in banco cerca dove meglio fare i propri acquisti, è straordinario. E di tanto in tanto partono le abbanniate, ovvero i chiassosi richiami dei commercianti che intendono guadagnarsi l’attenzione dei passanti, delle quali comprendiamo poco, ma ne capiamo benissimo il senso.

Mercato di Ballarò

Seppure qui sia possibile mangiare qualcosa, preferiamo evitare, dato che non ci pare che ci sia molta igiene. Quindi, decidiamo di raggiungere piazza San Francesco, nella quale vi è l’Antica Focacceria San Francesco, che offre una buona varietà di cibi tipici siciliani, anche da strada. Qui prendiamo un misto di cazzilli (patate e farina di ceci, fritte, altrove chiamate panelle), crocchette di patate, pani ca’ meusa (mignon), sarde beccafico e arancine (mignon), che abbiamo mangiato comodamente seduti nella graziosa piazzetta.

Antica Focacceria San Francesco

Più tardi, passo dopo passo, raggiungiamo Piazza Bellini, quindi Piazza Pretoria e Piazza Vigliena (i quattro canti), proseguendo per un po’ su via Vittorio Emanuele, fino quasi a raggiungere di nuovo la Cattedrale. Da qui, addentrandoci nelle vie del Capo (altro quartiere del centro), raggiungiamo Piazza dei Beati Paoli, da dove ha inizio un altro tipico mercato popolare cittadino, quello, appunto, del Capo, anch’esso molto animato e simile a quello di Ballarò.

Proseguendo, raggiungiamo l’altra estremità del mercato, ma prima di arrivare in fondo, a Porta Carini, ci rendiamo conto che da una traversa sulla nostra sinistra si intravede il Palazzo di Giustizia.
Ci avviciniamo all’imponente complesso, suddiviso in due grandi edifici, separati da Piazza della Memoria, al centro della quale spicca un monumento commemorativo; tutt’attorno, leggiamo i nomi dei magistrati vittime della mafia. Vengono i brividi!

P.zo di Giustizia - Piazza della Memoria

Torniamo nel mercato, quindi a Porta Carini, e da qui, scendendo per via Volturno, giungiamo in Piazza Giuseppe Verdi, nella quale vi è il Teatro Massimo, presso la cui biglietteria prenotiamo una visita guidata (8,00 €. a persona) per le 15,30. Nell’attesa, decidiamo di rilassarci una mezzora al Caffè Ruvolo, dove ci gustiamo un’ottima granita al limone, con vista sul Teatro Massimo.

L’intero complesso architettonico, comprese le sale, le scale monumentali, gli ambienti di rappresentanza etc, fa si che questo sia il più grande teatro lirico d’Italia ed il terzo più grande d’Europa. E’ davvero una magnificenza, tanto che quando fu edificato esso suscitò molte invidie. La sua costruzione, ad opera dell’architetto Giovan Battista Filippo Basile, al quale poi subentrò suo figlio Ernesto, fu commissionata dalla città nel 1864 per celebrare l’Unità d’Italia, ma i lavori iniziarono solo nel 1875 e si protrassero fino al 1891.

Teatro Massimo

Molti furono gli artisti che collaborarono e contribuirono a rendere così straordinari gli allestimenti e le decorazioni dell’intero edificio, ma soprattutto della platea, costituita da 5 ordini di palchi e galleria. La grande sala è arricchita da stucchi, dipinti e tantissime decorazioni. Il soffitto, poi, è molto particolare, in quanto costituito da grandi pannelli lignei affrescati (a forma di petali) che, mossi verso l’alto da un meccanismo, assicurano alla platea l’areazione dell’ambiente, senza la necessita di altri sistemi di areazione forzata.
Durante la visita, la nostra guida ci conduce anche nel palco reale, da dove proviamo l’emozione di osservare l’intera platea da un punto di vista molto privilegiato. Peraltro, apprendiamo che oggi chiunque può usufruire del palco reale, purché lo acquisti per intero. Il suo costo per uno spettacolo di lirica, mediamente, si aggira sui 3.000 €. circa.
La visita, che dura circa mezzora, è interessante, ma il prezzo è un po’ eccessivo, tanto più che non è permesso scattare foto.

Lasciato il Teatro Massimo alle nostre spalle, prendiamo via Maqueda e raggiungiamo di nuovo Piazza Bellini, su cui si affacciano tre importanti e bellissime chiese, tutte diverse per stile architettonico: la Chiesa di Santa Caterina, già visitata lun. 24 giugno, la Chiesa di S. Maria dell'Ammiraglio o San Nicolò dei Greci, detta la Martorana, e la Chiesa di San Cataldo.

Per iniziare, siamo entrati in San Cataldo, un modesto edifico sovrastato da tre cupole rosse, spesso utilizzato come testimonial per rappresentare la Palermo normanna. L’interno è costituito da tre brevi navate; su quella centrale si susseguono le tre cupole, divise da colonne. Le pareti sono costituite da pietra arenaria e risultano molto sobrie, spoglie.
La Chiesa fu costruita nel XII sec. e per molto tempo, fino al 1787, fu affidata alla cura dei monaci Benedettini di Monreale.
Successivamente,   invece,  l’edifico  ha   vissuto

Chiesa di San Cataldo

varie vicissitudini, fino ad essere utilizzato anche come ufficio postale. Tuttavia, nel 1882, la Chiesa è stata totalmente ristrutturata, riacquisendo il suo stile architettonico originario, ed è tornata ad essere luogo di culto.
Oggi, San Cataldo è affidata all’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.

Subito accanto a San Cataldo, la Martorana, una chiesa cattolica di rito greco-bizantino.
La chiesa fu edificata nel XII sec., per volere di Giorgio d’Antiochia, un grande ammiraglio siriaco di fede ortodossa al servizio del re normanno Ruggero II, accanto ad un monastero Benedettino fondato dalla nobildonna Eloisa Martorana. Per tale motivo, essa, dedicata alla Madonna, è chiamata Santa Maria dell’Ammiraglio o più comunemente Martorana.
 

Chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio (detta la Martorana)

La Chiesa è oggi uno dei più bei esempi di chiese bizantine del medioevo in Italia, nonostante col tempo sia stata arricchita con opere artistiche di diverso gusto, tanto da essere evidenti sovrapposizioni di diversi stili architettonici. La Martorana, infatti, è considerata oggi una chiesa-monumento di rilevante interesse artistico, architettonico e storico.
Davvero straordinari sono i numerosi mosaici policromi presenti all’interno, tra i più antichi in Sicilia, così come molto particolare è il coro (un soppalco) presente all’ingresso, risalente al XVI sec., chiuso da grandi grate, da dietro le quali le suore Benedettine potevano assistere alla messa senza essere viste. Sia il coro, che il sottocoro, sono arricchiti da bellissimi affreschi.
Mentre noi usciamo, nella chiesa hanno luogo i preparativi per la celebrazione di un matrimonio, mentre alcuni parenti degli sposi iniziano ad entrare.

Da piazza Bellini, passando per l’ennesima volta dalla bellissima Piazza Pretoria, raggiungiamo la vicinissima Piazza Vigliena (dei Quattro Canti), su cui si affaccia la Chiesa di San Giuseppe dei Teatini, nella quale entriamo un attimo. Anche qui c’è un matrimonio, quindi non possiamo visitare la chiesa liberamente. Peccato, perché anche questa è molto bella! Essa è stata costruita nel XVII sec. in stile barocco ed è ricca di affreschi, stucchi, gruppi scultori e bassorilievi.

Piazza Pretoria

L’interno è molto ampio, a tre navate, con cappelle laterali. Dall’esterno, è ben visibile la sua grande cupola centrale, mentre sull’angolo sinistro della facciata è ricavato uno dei Quattro Canti di Piazza Vigliena, ovvero quello che rappresenta il quartiere dell’Albergheria.
Tornati su Via Vittorio Emanuele prendiamo un bus che ci porta fino a Piazza Indipendenza. Da qui, con un altro autobus, raggiungiamo la foresteria in Corso Calatafimi.
A piedi ci avremmo messo senz’altro meno, ma non ce la siamo sentita. Troppo stanchi.

Chiesa di San Giuseppe dei Teatini

Per cena, grazie alle recensioni lette su TripAdvisor, andiamo alla Trattoria ai Cascinari (vivamente consigliato), un ottimo ristorante, dove mangiamo benissimo. Qui ordiniamo un antipasto di fritto misto con moscardini, gamberetti e calamaretti, un calamaro ripieno e spiedini di pesce spada con contorno di insalata pantesca, il tutto accompagnato da vino ed acqua. E nell’attesa del conto (43,00 €.), il cameriere ci porta degli ottimi biscottini.
 
Dopo cena, approfittando del fatto che è ancora presto, decidiamo di fare un giro a Mondello.
Raggiunta la frequentatissima località balneare, che dista circa 20 minuti di macchina da Palermo, non è facile trovare un posto dove parcheggiare. Anche qui, molti parcheggiatori abusivi, uno dei quali ci invita a posteggiare in uno spazio per autobus, riservato ad un grande albergo, che però al momento, ci assicura il parcheggiatore, non è utilizzato. Ci fidiamo, anche perché non intendiamo fermarci molto. Il lungomare è molto animato, colmo di gente, locali, ristorantini, bar e gelaterie, e banchi che vendono bigiotteria e molto altro. Qui, nelle sere d’estate, si riversa una buona parte dei palermitani, soprattutto giovani.
Facciamo una bella passeggiata sul lungomare, arrivando fino allo Stabilimento Balneare, un edifico in stile liberty molto particolare, tutt’ora alla moda e frequentatissimo, almeno di sera. La sua terrazza affacciata sul amare, costruita su palafitte, adibita a ristorante e bar, è colma di gente.

Alle 23,00, ormai stanchi, decidiamo di fare rientro a Palermo. Lungo la strada di ritorno, una lunga coda di macchine ancora tenta di raggiungere Mondello.
 


 


 

 

 

 
 
   

 

 

 

 

 

 

 

 


Copyright © 2013 - 2014 by Rubilandia.it - All Rights Reserved
Created and updated by Nicola Di Modugno @ dien@libero.it
Prato - Italy