L’intero itinerario, quello principale, che conduce ai templi e poi
all’acropoli, tra andata e ritorno è lungo circa 3,2 km.; decidiamo di
andare a piedi (e non ce ne pentiamo – Ma attenzione: se fa
molto caldo, può risultare molto faticoso!).
Dopo alcune centinaia di metri raggiungiamo il Tempio E (sono tutti
classificati con lettere dell’alfabeto), in gran parte ricostruito,
ma comunque di grande impatto visivo. A seguire i Templi F e G,
vicinissimi al primo, ma tutti distrutti, in rovina. Le porzioni
delle colonne adagiate sul terreno hanno delle dimensioni
impressionanti.
Dopo numerose foto ai templi, ci dirigiamo verso l’acropoli,
scendendo prima giù lungo un sentiero, per poi risalire una piccola
collina su cui già da lontano si intravedono i resti di un altro
tempio. Lungo il sentiero, sempre all’interno dell’area
archeologica, incontriamo anche un gregge di pecore piuttosto
numeroso; che buffe!
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Area archeologica di
Selinunte |
Finalmente raggiungiamo l’area dell’agorà, le mura ed i resti
dell’antica città ellenica. Una fila di colonne, in parte
ripristinate, da l’idea della posizione di un altro grande tempio,
al centro della città, che praticamente era stata edificata su una
scogliera, ubicata tra due fiumi, affacciata sul mare.
Guardando ad Est vediamo la vicina grande spiaggia di Marinella;
verso Ovest, solo scogli.
Al termine della visita dell’acropoli, prima di tornare indietro,
usufruiamo dei servizi igienici presenti in loco, poi facciamo una
breve sosta all’ombra, mangiando un’ottima brioche ripiena con
granita al limone (3,00 €. a testa). Poi, lentamente, iniziamo il
percorso inverso, lungo il quale ci soffermiamo a raccogliere delle
more, già mature in questi luoghi.
Lasciamo Selinunte alle 13,00 circa, in cerca di qualcosa da
mangiare. I bar nei pressi del sito archeologico non ci ispirano
molto, quindi ci allontaniamo in macchina.
Giungiamo a Castelvetrano, dove ci fermiamo presso un bar. Qui
mangiamo un’arancina, poi un buon caffè. Quindi ripartiamo, questa
volta diretti verso il Demanio Forestale Trinità, dove abbiamo letto
della presenza di una graziosa chiesetta (Santa Trinità di Delia),
un minuscolo ma significativo esempio di arte arabo-normanna dell’XI
secolo, che però non troviamo facilmente. Infatti, esso è ubicato
all’interno dei giardini privati recintati di una sala ricevimenti,
quindi non è affatto visibile dall’esterno.
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Il Tempio,
consistente in una cappella, è interessante in quanto è uno
dei pochi esempi di stile arabo-normanno. Andato
parzialmente distrutto, è stato successivamente acquistato
da privati che, dopo averlo ristrutturato, l’hanno adibito a
cappella di famiglia, seppellendovi in essa i propri cari.
Al suo interno, quindi, non vi è altro che lapidi e
sarcofagi, mentre appare certamente più interessante la sua
architettura esterna. Tuttavia, anche qui, per visitare la
Cappella, paghiamo un contributo di 2,50 €. a persona.
La visita non dura più di 10 minuti, anche perché c’è
davvero poco da vedere. |
Tempio di Santa Trinità
di Dalia |
A questo punto, decidiamo di tornare a
Mazara del Vallo per visitare
la città.
Giunti a Mazara, ci dirigiamo subito al Museo del Satiro Danzante,
ubicato nella ex Chiesa di Sant’Egidio. L’ingresso costa 6,00 €. a
persona. Al suo interno sono esposti soprattutto reperti di
archeologia marina, come anfore da trasporto, ma ciò che davvero
giustifica la visita di questo museo è la presenza di una scultura
bronzea, detta del Satiro Danzante, di fattura greca, risalente
all’età classica. Il rinvenimento della scultura avvenne
casualmente, quando nel 1997 un peschereccio della flotta di Mazara
del Vallo pescò un braccio della stessa a circa 500 metri di
profondità. Circa un anno dopo, in circostanze simili, lo stesso
peschereccio recuperò gran parte della scultura, che quindi fu
sottoposta ad un lungo restauro.
In una sala del museo ci guardiamo un video
molto interessante che documenta le fasi del ritrovamento e
del restauro della straordinaria scultura. In proposito, c’è
da dire che, se non fosse stato per il video, il museo
l’avremmo visitato in meno di 10 minuti, visto che tutto il
materiale esposto è ubicato in un’unica sala, consistente
nell’aula di una ex chiesa.
Prima di uscire, vorremmo usufruire dei servizi igienici
presenti all’interno, ma non c’è acqua, quindi desistiamo.
Lasciamo il Museo e facciamo una passeggiata nel centro,
nella Kasba, così chiamato perché costruito secondo criteri
urbanistici di origine araba ovvero costituito da un dedalo
di strette viuzze e di vicoli. |
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Il Satiro Danzante
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Attualmente, la
Kasba è abitata soprattutto da gente di origine africana ed araba,
ma girare per queste stradine risulta piacevole e non si ha alcuna
sensazione di pericolo.
Al termine, abbiamo visitato la Cattedrale del Santissimo Salvatore,
edificata alle fine dell’ XI secolo, ma radicalmente trasformata nel
XVII secolo, tanto da essere oggi in stile totalmente barocco. In
essa sono conservate interessanti opere, gruppi marmorei ed
affreschi. L’interno si presenta a croce latina, a tre navate.
Quando noi entriamo, si è appena conclusa la celebrazione di un
matrimonio.
Usciti dalla Cattedrale, riprendiamo la macchina e facciamo un giro
attorno al porto, compreso il porto canale, nel quale sono
ormeggiati numerosi pescherecci, anche di notevoli dimensioni. Qui a
Mazara, infatti, vi è una delle più grandi flotte di pescherecci.
A questo punto, decidiamo di tornare al B&B, almeno per fare una
doccia.
A cena andiamo al vicinissimo Ristorante Il Pescatore, anche
quest’ultimo decantatoci da Enzo come uno dei migliori in zona,
soprattutto per la qualità e la freschezza del pesce servito.
Una volta entrati, ci guardiamo attorno e… ne restiamo basiti, intimoriti!
Vorremo quasi tornare indietro, ma è troppo tardi. Del resto, oggi è
il compleanno di Paola, quindi possiamo permetterci una cena
speciale, più importante.
La sala, elegantemente addobbata, con i tavoli accuratamente
apparecchiati, è quasi vuota. E’ occupato un solo tavolo, da una
coppia. Non è certo un buon segno. Tuttavia, ci facciamo coraggio.
Un cameriere ci viene incontro e ci invita a scegliere un tavolo; ci
accomodiamo. Dopo poco, lo stesso cameriere ci chiede cosa
desideriamo ordinare, elencando tutto ciò che la cucina potrebbe
prepararci, suggerendoci anche alcuni piatti. Tutto questo senza
mostrarci alcun menu.
Ordiniamo il cous-cous di pesce, descritto da Enzo come
un’eccellenza, ed una tagliata di tonno. 10 e lode per entrambi! Ed
anche per il servizio! Il cameriere è sempre attento, ma molto
discreto. L’acqua nei bicchieri ce la versa sempre lui. Ed anche il
conto, alla fine, è onesto: 50,00 €. Peccato che la mancanza del
menu metta così in soggezione i clienti. Dovrebbero cambiare
strategia in tal senso, perché il ristorante merita, è davvero di
grande qualità.
Dopo cena torniamo in centro, dove presso una gelateria in Corso
Umberto I , già puntata prima, prendiamo un ottimo gelato.
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